BUDAPEST – Viktor Orbán dice sì alla una nuova riforma del sistema giudiziario approvata mercoledì dal Parlamento. Il presidente fa la voce grossa contro le istituzioni dell’Unione europea, oltre che ai suoi alleati del Partito Popolare Europeo.
Il nuovo organo giudiziario
Con l’appoggio della maggioranza dell’assemblea, il governo a guida Fidesz ha ottenuto l’ok alla creazione di un nuovo organo giudiziario per risolvere questioni relative alla pubblica amministrazione. Un nuovo tentativo di accentrare il potere nelle mani dell’esecutivo. Ad avere l’ultima parola su nomina, promozioni e stipendi dei giudici che ne faranno parte sarà il ministro della Giustizia. Si tratta di una nuova sfida ai principi dell’Ue dopo il voto del Parlamento di Bruxelles
Le riforme
La nuova legge definita dalle opposizione “legge degli schiavi”, ha approvato la riforma che aumenta le ore di straordinario che i datori di lavoro possono richiedere ai propri dipendenti. Ma a scatenare le proteste della minoranza in Parlamento è stata anche la riforma del sistema di tribunali che hanno il compito di giudicare l’operato della pubblica amministrazione.
La legge su due livelli
La nuova legge prevede la creazione di un sistema composto da otto giudici. Si occuperanno dei processi in primo grado. E’ prevista anche la presenza di un’Alta Corte Amministrativa che potrà, tra le altre cose, rianalizzare i casi giudicati in primo grado.
Più poteri al ministro della Giustizia
Sotto accusa è finita soprattutto la competenza del governo su questi organi. Il ministro della Giustizia avrà l’ultima parola sulla nomina dei nuovi giudici dell’Alta Corte e di quelle di secondo livello. Potrà scegliere i presidenti dei tribunali e decidere riguardo alle promozioni dei giudici, stabilirà il budget per i tribunali amministrativi e potrà influenzare le nuove nomine previste nel periodo transitorio del 2019, visto che il nuovo sistema sarà operativo dal 1 gennaio 2020.
Una riforma che, quando avrà piena attuazione, “indebolirà l’indipendenza del sistema giudiziario nazionale”, ha commentato il Comitato Helsinki per i diritti umani d’Ungheria. “Il ministro della Giustizia avrà così più poteri del presidente dell’Ufficio Giudiziario Nazionale”