L’Unione Europea ha raggiunto uno storico accordo politico per interrompere le importazioni di combustibili fossili dalla Russia. La nuova legge, destinata a riscrivere il settore energetico del continente, è stata concordata da legislatori, funzionari e diplomatici europei con l’obiettivo di porre fine alla dipendenza da Mosca.
Come ha sottolineato la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, questa intesa segna una svolta per la resilienza e l’indipendenza dell’Europa. All’inizio del conflitto in Ucraina, l’UE versava alla Russia 12 miliardi di euro al mese per i combustibili; questa cifra è già scesa a 1,5 miliardi e l’obiettivo è azzerarla. Negli ultimi anni, l’Unione ha diversificato gli approvvigionamenti energetici attraverso nuove partnership e ha investito massicciamente nelle energie rinnovabili. Attualmente, metà dell’elettricità europea proviene da fonti pulite e le importazioni di gas russo sono crollate dal 45% all’11% del totale.
Il disegno di legge, presentato dalla Commissione per sancire in modo permanente la rottura dei legami energetici con il Cremlino, entrerà in vigore dal primo gennaio del prossimo anno. L’applicazione avverrà con tempistiche graduali e differenziate per tipologia di fornitura.
L’acquisto di gas sul mercato spot sarà vietato dalla fine del 2025. Per i contratti a breve termine, il divieto scatterà dal 25 aprile 2026 per il Gas Naturale Liquefatto (GNL) e dal 17 giugno 2026 per le forniture via gasdotto. I contratti a lungo termine saranno invece proibiti a partire dal primo gennaio 2027 per il GNL e dal 30 settembre 2027 per i gasdotti, data che potrà slittare al massimo al primo novembre 2027 in base ai livelli di stoccaggio.
Questa mossa legislativa risponde alla deliberata manipolazione del mercato energetico da parte di Mosca, che dall’inizio della guerra ha più volte interrotto le forniture, causando un’impennata dei prezzi. Il Parlamento Europeo ha spinto per accelerare i tempi e ha ottenuto l’impegno dei governi nazionali ad armonizzare le sanzioni per le imprese che violeranno le nuove norme.
Le penalità finanziarie potranno consistere in una sanzione di 40 milioni di euro, una multa pari al 3,5% del fatturato annuo oppure una cifra pari al 300% del valore della transazione illecita. L’accordo politico dovrà ora ricevere l’approvazione formale definitiva da parte del Parlamento e del Consiglio dell’Unione Europea per diventare legge a tutti gli effetti.





















