Universiadi, l’intervista a Villari: “Si poteva fare di più”

L'ex parlamentare: "Scommessa vinta, ma il pubblico andava invogliato. Dal Governo servirà più attenzione anche in futuro"

NAPOLI – Ha ricoperto cariche di ogni genere, deputato, senatore, sottosegretario, consigliere regionale, assessore comunale, presidente della commissione di vigilanza Rai, oggi si dedica, tra le varie attività, al Tennis Club Napoli in qualità di presidente. Riccardo Villari è il padrone di casa, quindi, del torneo delle Universiadi che in questi giorni sta andando in scena sui campi a due passi dal lungomare di via Caracciolo.

Villari sa che si poteva fare qualcosa di meglio, che gli appassionati potevano essere coinvolti di più in questa manifestazione, ma traccia comunque un bilancio positivo e guarda al futuro con ottimismo, sperando in una diversa interlocuzione con le istituzioni locali, a cominciare dal Comune di Napoli che questo circolo storico è pronto a metterlo in vendita.

Presidente, che sensazione ha dell’andamento di queste Universiadi?

E’ una mobilitazione molto bella, alla quale siamo abituati. Personalmente ritengo che queste Universiadi siano state una grande occasione per Napoli, per la Campania e per l’impiantistica sportiva. Si poteva fare qualcosa di meglio, ma c’è stato coraggio e tutto sommato è una scommessa vinta.

Cosa si poteva fare di più?

Un’informazione più puntuale ai cittadini e una preparazione migliore dei servizi. Poi bisognava allestire delle attività che potessero rendere più accattivante per i cittadini venire ad assistere alle gare. Per tanti è difficile scegliere di venire ad affrontare un caldo così forte e vedere soltanto la partita. Trovare un po’ di ristoro, un villaggio dove ci sono attività,poteva portare più pubblico sugli spalti. Però, ripeto, il saldo resta positivo.

Tornerà il torneo di Napoli?

Il primo obiettivo della mia presidenza era riportare il club nell’eccellenza del tennis nazionale e ci siamo riusciti visto che la squadra è tornata nella massima serie. Il secondo, e più ambizioso, è quello di riportare a Napoli gli internazionali, che in passato era un torneo secondo in Italia solo a quello di Roma. Certo, il mondo è cambiato, gli impegni economici sono molto più importanti, ma una grande città deve essere ambiziosa, quindi ci proveremo.

Avete più campi a disposizione, la struttura è cresciuta.
Abbiamo trovato una formula intelligente e quindi secondo me c’è margine per ottenere il risultato. 
Com’è il livello di questo torneo delle Universiadi?

Buono, ci sono atleti che sono ben messi nella classifica mondiale. Alcuni sono davvero forti. Certo, il palato degli appassionati si è raffinato, ma il tennis deve diventare sempre più uno sport popolare e quindi vedere questi ragazzi fa molto bene.

Tennis sport popolare. Lo si dice da tempo ma come si fa ad arrivare a questo obiettivo inseguito da decenni e mai raggiunto?

Certamente non è, però, lo sport elitario di 30 anni fa. Per completare questo percorso bisogna proporre il tennis a tutti. Quest’anno abbiamo ospitato 400 ragazzi per avvicinarli alla racchetta, al campo, al gioco. E’ uno sport che fa bene e che insegna valori positivi. Si può fare molto, ma serve anche uno sforzo da parte dei governi. Quando non si considerano un valore i circoli sportivi come il nostro, si commette un grave errore. Sono strutture che vanno preservate ed esaltate. Il livello sportivo, a cominciare dal Coni, dovrebbe dare una mano in questo senso, specie quando le istituzioni decidono di vendere impianti come questo, con oltre 100 anni di storia alle spalle, deve intervenire. Spero che sotto questo punto di vista il Comune di Napoli apra una riflessione diversa sull’importanza e la potenzialità di un circolo che quando chiude, per le attività non solo sportive che porta avanti, è una luce che si spegne.

Anche da parte del governo nazionale, però, servirebbe un impegno diverso.

Certo, penso questo sia un problema di carattere nazionale.

Sulle Universiadi Roma è stata abbastanza assente.

A me piace pensare a chi si è impegnato per dare una mano. Chi ha deciso di essere assente farà i conti con la propria coscienza. Se hanno sbagliato, l’errore è tutto loro. A me farebbe piacere, in futuro, la costruzione di un’associazione di tutti i circoli storici affinché possano far sentire la voce di queste realtà in maniera più forte.

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