MILANO (LaPresse) – Prima un annuncio, poi solo un auspicio ma tanto è bastato per scatenare l’allarme nelle Università italiane. “Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi” è la novità apparsa di prima mattina in una nota del Consiglio dei ministri, all’indomani dell’approvazione della manovra, nella parte relativa al bilancio di previsione per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.
Medicina, si va verso il superamento del numero chiuso?
Una bomba sganciata sugli atenei, se si pensa che quest’anno su 67mila candidati sono passati in 10mila, cioè coloro che hanno superato il test. Una deflagrazione che, però, trova impreparati i ministeri della Salute e dell’Istruzione. Inizialmente la ministra Giulia Grillo prende tempo affermando di non saperne nulla. Il collega Marco Bussetti precisa prima di voler “fare dovute verifiche”. Alla fine entrambi capitolano e ammettono l’errore.
Il passo indietro del governo
In una nota comune fanno sapere di aver chiesto un aumento sia degli accessi sia dei contratti delle borse di studio per Medicina. Un “auspicio” dunque, non di certo una abolizione completa. E comunque “si procederà per gradi” convocando a breve una prima riunione con i soggetti interessati a cominciare dalla Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane.
A questo punto, tocca a Palazzo Chigi fare marcia indietro precisando che si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico “che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso”.
Come potrebbe cambiare l’accesso alla facoltà più ambita
La cancellazione del numero chiuso dunque non avverrà subito, semmai si farà più avanti, sempre che dai confronti tecnici se ne rilevi la necessità. Insomma se quanto sembrava certo nel comunicato del Cdm avverrà davvero ci vorranno comunque anni per arrivarci. Anche perché, se così sarà, lo sforzo organizzativo, gestionale e finanziario richiesto alle Università non sarà da poco.
Il problema specializzazioni
Senza contare che il problema principale del reclutamento dei medici da parte del servizio sanitario nazionale in questo momento ha a che fare con le scuole di specializzazione, cioè si presenta in una fase successiva rispetto all’ingresso alle Università. Secondo i dati del Miur, per formare i cosiddetti ‘specializzandi’ quest’anno sono state bandite 7mila borse di studio per laureati in medicina: un numero inferiore ai circa 10mila laureati ma anche a quello dei medici che dovrebbero andare in pensione (circa 8mila).
L’imbuto è dunque qui, nelle scuole di specializzazione. Ammettere tutti a Medicina senza aumentare le borse di specializzazione non servirebbe quindi a far crescere il numero degli specialisti pronti ad entrare in ospedale.
di Valentina Innocente