WASHINGTON (Usa) – Lasciatosi alle spalle (per il momento) la guerra in Ucraina, Joe Biden ha dato il via al suo primo viaggio in Asia da presidente, lanciando un’ideale ‘alleanza tecnologica’ con la Corea del Sud, alleato chiave, insieme al Giappone, nella regione dell’Indo-Pacifico, per contrastare l’espansionismo economico e politico cinese. Il luogo scelto per inaugurare la missione del presidente non è casuale. Si tratta del grande impianto di produzione di microchip della Samsung a Pyeongtaek, che farà da modello per un impianto simile che il gigante sudcoreano dell’elettronica aprirà in Texas con un investimento di 17 miliardi di dollari e che promette di creare, come ha sottolineato lo stesso Biden, “3mila posti di lavoro ben pagati”.
Non va dimenticato che, a partire dallo scorso anno, proprio la carenza di semiconduttori ha causato a catena una scarsità di beni, a partire dalle automobili, che ha contribuito a spingere in alto l’inflazione, compromettendo sul fronte economico la popolarità dell’amministrazione Biden agli occhi degli americani.
“Gran parte del futuro del mondo nei prossimi decenni verrà scritto qui, nell’Indo-Pacifico – ha detto il presidente Usa – questo è il momento di investire gli uni negli altri per rafforzare i nostri legami commerciali, per fare avvicinare ancora di più i nostri popoli”. E ancora, “i microchip sono la chiave che ci spingerà nella prossima era dello sviluppo tecnologico dell’umanità” e “non possiamo dipendere da Paesi che non condividono i nostri valori”.
Il messaggio del presidente Usa, pronunciato a fianco del nuovo presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, (che con una gaffe, subito corretta, Biden ha confuso con il predecessore Moon Jae-In) ha un significato duplice: in patria, per mostrare un rinnovato impegno per l’agenda economica e alleviare, in prospettiva, il peso dell’inflazione galoppante sulle famiglie americane; verso Pechino (mai nominata da Biden), per mostrare non solo il nuovo impegno degli Usa nella regione, ma anche su un fronte, quello tecnologico, sul quale la Cina sta soffrendo, dopo la messa al bando in Occidente della tecnologia 5G di Huawei.
Non a caso, il ministero degli Esteri cinese, mentre il presidente Usa si apprestava a pronunciare il suo discorso, ha inviato a sua volta un messaggio, auspicando che le azioni di Washington non siamo volte a provocare “scontri” o a creare “piccoli circoli esclusivi per portare caos e disturbo” nella regione. Pechino ha quindi rafforzato l”avvertimento’ con l’avvio di esercitazioni militari nel conteso Mar Cinese Meridionale.
I “piccoli circoli esclusivi” ai quali si fa riferimento sono la nuova Cornice economica dell’Indo-Pacifico (Ipef), che Biden annuncerà lunedì a Tokyo, nella tappa giapponese del suo viaggio. Per Washington si tratta di una “incredibile opportunità”, come ha detto Katherine Tai, la rappresentante Usa per il Commercio, dopo la decisione presa nel 2017 dall’ex presidente Donald Trump di uscire dall’accordo commerciale della Trans-Pacific Partnership.
Ma un altro spettro incombe sul viaggio del presidente Usa nella regione. Come ha spiegato il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, Washington non esclude una “provocazione” da parte della Corea del Nord, con la possibilità che Kim Jong Un ordini proprio in questi giorni un nuovo test missilistico, mentre il suo Paese, secondo quanto trapela, si trova ad affrontare un’imponente ondata di Covid-19, che sta allarmando le autorità sanitarie internazionali.
E proprio il Covid, stavolta in Cina, con i ripetuti lockdown totali decisi da Pechino, rischia di far rallentare oltre misura l’economia della superpotenza asiatica. Come rileva un’analisi indipendente subito rilanciata dalla Casa Bianca, per quest’anno la crescita dell’economia Usa sarà superiore a quella cinese. Sarebbe la prima volta dal 1976.
(Marco Liconti/LaPresse)