Da diversi anni si è diffuso il concetto di “apocalisse degli insetti” per descrivere il drastico calo delle loro popolazioni globali. Questo fenomeno, causato principalmente dalle attività umane e dai cambiamenti climatici, minaccia di portare all’estinzione innumerevoli specie.
La difficoltà principale nel monitorare questo trend risiede in un ostacolo pratico: la complessità nel contare un numero così vasto di individui per ottenere dati su larga scala.
Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Global Change Biology, ha proposto una soluzione innovativa. Un team internazionale di ricercatori ha ipotizzato di poter utilizzare i radar meteorologici, strumenti progettati per altri scopi, per ottenere una stima accurata della biomassa di insetti che sorvolano quotidianamente i cieli.
Fino ad ora, la conoscenza del calo numerico delle specie si basava principalmente su studi locali, i cui risultati venivano poi estrapolati per descrivere un andamento più generale. Il nuovo approccio permetterà di avere una visione d’insieme molto più precisa.
Questi sistemi di sorveglianza, normalmente impiegati per monitorare e misurare le precipitazioni atmosferiche come pioggia e neve, possono essere riconfigurati. Con le opportune calibrazioni, sono in grado di rilevare qualsiasi oggetto si muova nell’atmosfera, inclusa la massa biologica composta dagli sciami.
Per la loro analisi, i ricercatori hanno utilizzato i dati open-source della rete radar statunitense, gestita dall’Agenzia nazionale per gli oceani e l’atmosfera (NOAA). In questo modo, hanno prodotto la prima stima complessiva del numero di artropodi alati presenti nei cieli degli Stati Uniti, escludendo ovviamente quelli che non volano.
I risultati sono stati sorprendenti. L’analisi ha stimato la presenza di circa 100 trilioni di individui, una cifra pari a cento miliardi di miliardi (10¹⁴). Lo studio ha coperto un arco temporale di dieci anni, dal 2012 al 2021, rivelando un quadro complesso.
Mentre il numero totale è apparso relativamente stabile nel decennio, sono emerse significative fluttuazioni a livello regionale. In particolare, nelle zone storicamente più fredde e ora soggette a un rapido riscaldamento climatico, le popolazioni di insetti hanno registrato una diminuzione costante e preoccupante.
Il metodo presenta tuttavia alcuni limiti. Il primo è di natura storica: i dati radar della NOAA sono disponibili solo a partire dai primi anni Novanta. Secondo gli autori, il declino più massiccio delle popolazioni di artropodi alati si sarebbe verificato tra gli anni Settanta e Novanta, un periodo che non è stato possibile documentare con questa tecnica.
Un’altra limitazione è l’impossibilità di distinguere le singole specie. I radar possono fornire una stima della biomassa totale, ma non possono identificarne la composizione. Per un quadro più dettagliato, sarà necessario integrare queste informazioni con osservazioni sul campo. Nonostante ciò, il sistema si è dimostrato efficace e potrà essere applicato in futuro ad altre aree geografiche del pianeta.





















