Usa, il Pil scricchiola ma Wall Street apprezza le aperture cinesi

A gettare acqua sul fuoco è comunque il presidente in persona, che si affida a Twitter per rassicurare i cittadini

MILANO – L’economia statunitense si allontana dall’obiettivo di crescita al 3% propugnato dall’amministrazione Trump. La seconda stima proposta dall’Ufficio di Analisi economica del governo a stelle e strisce vede il prodotto interno lordo salire di un ben più modesto +2%. Con una leggera limatura rispetto al +2,1% della precedente lettura. Una revisione al ribasso, si legge nel documento che illustra le cifre, dovuta ai minori riscontri arrivati da spese delle amministrazioni locali e statali, esportazioni, investimenti per le scorte dei privati e investimenti in edilizia residenziale, compensati solo in parte dal miglioramento registrato per quanto riguarda le spese per i consumi personali.

Trump rassicura i cittadini

A gettare acqua sul fuoco è comunque il presidente in persona, che si affida a Twitter per rassicurare i cittadini. “L’economia sta andando alla grande, con un enorme potenziale al rialzo! Se la Fed facesse ciò che deve, saremmo un razzo che sale”, cinguetta, tornando per l’occasione a colpire uno dei suoi bersagli preferiti degli ultimi mesi. Ma a remare contro l’ottimismo dell’inquilino della Casa Bianca sono anche dati proiettati al di là del secondo trimestre. Le vendite di case pendenti, segnala l’Associazione nazionale degli Agenti immobiliari, calano a luglio del 2,5% su base mensile. Oltre ai crescenti segnali di una possibile inversione di marcia. Basti pensare che solo due settimane fa gli esperti di S&P hanno alzato al 30-35% la probabilità di una entrata in recessione dell’economia statunitense entro i prossimi 12 mesi.

Apertura da parte della Cina

In compenso, a procedere a gonfie vele per la seconda seduta consecutiva è Wall Street, con il Dow Jones che nelle prime ore di contrattazione viaggia in progresso di un punto percentuale circa. A spingerlo, però, non sono le performance americane, quanto le ultime notizie provenienti da Pechino. Dove il portavoce del ministero del Commercio ha lasciato intendere che la Cina preferirebbe discutere l’annullamento dell’ultimo rincaro dei dazi promesso dalla Casa Bianca, piuttosto che impegnarsi in una nuova rappresaglia.

Le stime relative al Pil

Una posizione lungimirante, se la si guarda alla luce del report ‘The Great Game and an Inescapable Slowdown’ diffuso in mattinata sempre da S&P. Le stime di crescita media per il Pil cinese indicate dal rapporto sono del +4,6% in un arco temporale di 10 anni. Ma attenzione, avvertono gli analisti. Una escalation delle tensioni con gli Stati Uniti potrebbe portare il dato su un più modesto +3,7%. Con una perdita complessiva del 10% – pari a circa 2.500 miliardi di dollari – rispetto allo scenario base al 2030. Un accordo commerciale con Washington, al contrario, potrebbe accompagnare il ritmo medio dell’espansione economica fino a un +5,4%.

(AWE/LaPresse/di Marco Valsecchi)

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