ROMA – L’introduzione della Var nel campionato italiano ha segnato, probabilmente, un punto di svolta per il movimento calcistico mondiale. La tecnologia applicata allo sport, d’altro canto, è stata protagonista – pur se con qualche sbavatura – anche nel corso dell’ultima edizione della manifestazione iridata in Russia. “È stata una felice intuizione delle nostre istituzioni: la Fifa ha riposto fiducia nella nostra preparazione, e noi l’abbiamo ripagata”. Così Massimiliano Irrati, arbitro ‘esperto’ in materia, si è espresso in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Irrati sulla Var: “Giusto che i tifosi vedano le immagini”. Tra bagher in piena area di rigore e interventi da kung fu…
A partire dalla prossima stagione – inizia sabato prossimo con Chievo-Juventus – le immagini di quanto accadrà nella Var-room saranno trasmesse anche sui maxi-schermi degli stadi. “Giusto, così i tifosi si renderanno subito conto di cosa sia successo”, ha spiegato Irrati. I filmati saranno proiettati dopo la decisione della squadra arbitrale.
L’effetto potrebbe essere duplice. Sedare la folla inferocita o aizzarla ancor di più. Anche questo è un esperimento. Se si pensa all’anno scorso, sarebbe stato interessante proiettare sugli schermi le immagini del bagher di Bernardeschi nell’area di rigore del Cagliari o l’entrata da kung fu di Pjanic – già ammonito – su Rafinha a Milano. Oppure il tocco di braccio di Mertens a Crotone o la parata di Torreira nella sua area di rigore nella sfida tra Sampdoria e Sassuolo. Perché è vero, anche se in parte, che la Var “ha praticamente cancellato le proteste dei calciatori”, come dice Irrati. Ma è vero, allo stesso modo, che nonostante la tecnologia ci siano stati degli errori macroscopici e apparentemente ingiustificabili. Alcuni dei quali, senza ombra di dubbio – considerando i risicati scarti in classifica – hanno condizionato il raggiungimento di tutti gli obiettivi, in primis dello scudetto.
Sulla sudditanza: “Sono passati anni da certi fatti”. Ovvero, quelli che il mondo Juventus ha ancora il coraggio di negare
Il fischietto di Pistoia, poi, ha allargato il campo della questione arbitrale. Ha ammesso che “i direttori di gara non sono dei piccoli dittatori come succedeva un tempo, oggi l’obiettivo fondamentale di un arbitro è mantenere il posto”. Poi, ha provato a sfatare il mito della sudditanza psicologica. “Per noi tutti i calciatori sono uguali, e anche tutte le squadre. Sono passati molti anni da certi fatti”. Certo, sul campo andrebbero convinti i tifosi che certe squadre non siano più ‘affascinanti’ di altre. Ma, almeno a parole, i fischietti italiani prendono le distanze da ‘certi fatti’. Quei fatti, negati ancora oggi dai protagonisti principali – segnatamente, la Juventus – che nel 2006 gettarono palate di vergogna sul movimento calcistico tricolore.