ROMA – Il dialogo per superare le distanze. La pace in risposta a chi non sa evitare la guerra. Il tema, sempre lo stesso al centro dei pensieri di Papa Francesco, torna anche nella domenica in cui vengono canonizzati dieci nuovi santi. Si tratta dell’olandese Titus Brandsma (il prete giornalista vittima del nazismo), i francesi Charles de Foucauld, César de Bus e Marie Rivier, l’indiano Devasahayam Pillai (che assunse il nome cristiano di Lazzaro) e gli italiani Luigi Maria Palazzolo, Giustino Maria Russolillo, Maria Francesca di Gesù Rubatto, Maria di Gesù Santocanale e Maria Domenica Mantovani.
Serve una “conversione sull’idea che spesso abbiamo di santità”, evidenzia il Papa, secondo il quale, la santità può essere potenzialmente di tutti, “è nell’amore di Gesù”, in qualcosa di semplice che troppo spesso si perde di vista: “A volte, insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone – spiega – abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta e, come diceva Santa Teresa d’Avila alle consorelle, ‘tra le pentole della cucina’”.
Papa Francesco si rivolge anche ai politici, invitandoli a “lottare a favore del bene comune, rinunciando agli interessi personali. La strada della santità è semplice, è vedere Gesù negli altri”.
Ad ascoltarlo c’è anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e piazza San Pietro è gremita: quasi 50 mila fedeli assistono alla celebrazione. Papa Francesco zoppica vistosamente quando, al termine della messa, cammina lungo il sagrato per salutare i prelati. Poi il giro sulla papamobile, tra i fedeli che lo acclamano. Qualcuno gli lancia una bandiera gialla e blu dell’Ucraina.
“I nuovi Santi – è la speranza del pontefice – ispirino soluzioni di insieme, vie di dialogo, specialmente nei cuori e nelle menti di quanti ricoprono incarichi di grande responsabilità e sono chiamati a essere protagonisti di pace e non di guerra”. Il pensiero va ancora una volta al conflitto in corso e alla politica che, il primo fondamentale bene comune, che consiste nella pace, ancora non sa garantirlo.
Di Alessandra Lemme