CARACAS – “Soldati della patria, è arrivata l’ora di combattere”, “di mostrare al mondo che il Venezuela ha forze armate unite, leali” con cui “sconfiggere gli intenti golpisti dei traditori venduti ai dollari di Washington”. Il presidente Nicolas Maduro parla ai militari e sfila con migliaia di loro nella caserma Tiuna, la più grande del Venezuela, per rimarcare che l’esercito, pilatro del suo potere, è con lui. Martedì alcuni soldati sono invece passati con l’opposizione, guidata dal presidente ad interim autoproclamato Juan Guaido, che ha tentato di lanciare una rivolta dei militari. “Sì, siamo in pieno combattimento. Il morale dev’essere al massimo nella lotta per disarmare tutti i golpisti”, ha tuonato infatti Maduro nel discorso trasmesso da tv e radio. Al suo fianco il ministro della Difesa, il generale Vladimir Padrino, e altri vertici dell’esercito.
Mercoledì sera il successore di Hugo Chavez aveva poi annunciato che “non esiterà” ad arrestare “i traditori” responsabili della tentata sollevazione. Guaido aveva lanciato l’appello alla rivolta circondato da 27 “coraggiosi soldati”. Dalla base militare de La Carlota, caserma attorno cui si erano poi radunati i suoi sostenitori e dove ci sono stati violenti scontri. Circa 25 militari ribelli hanno poi chiesto asilo al Brasile nell’ambasciata a Caracas. E uno dei leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez, che era ai domiciliari, ha annunciato di essere stato liberato, è comparso a fianco di Guaido e si è rifugiato nell’ambasciata di Spagna.
(LaPresse/AFP)