CARACAS – Sabato di manifestazioni anti Maduro in Venezuela. I sostenitori di Juan Guaidò hanno risposto all’appello del leader dell’opposizione. E si sono riuniti in tutto il Paese per protestare contro il presidente Nicolas Maduro, nel primo test sul grado di popolarità di Guaidò, undici giorni dopo la fallita insurrezione.
Gli oppositori di Maduro in piazza
Dalle prime ore del mattino, centinaia di persone hanno iniziato ad arrivare in piazza Alfredo-Sadel nel quartiere di Las Mercedes, un’area ad est di Caracas per lo più vicina all’opposizione. Secondo indiscrezioni, alla manifestazione dovrebbe unirsi lo stesso Guaidò per tenere un discorso.
Un test per Guaidò
Le manifestazioni di sabato dovrebbero consentire di misurare il grado di adesione popolare al leader oppositore, dopo la chiamata alla rivolta del 30 aprile. Guaidò si è proclamato presidente ad interim oltre tre mesi e mezzo fa, definendo Maduro un “usurpatore”. I due cortei a cui lo scorso weekend aveva chiamato la popolazione, uno per spingere i soldati a unirsi a loro. L’altro in omaggio alle vittime delle scorse manifestazioni. E sono stati contraddistinti da una minore partecipazione proprio nella capitale. Hanno indetto questi nuovi cortei nel nome della difesa dell’Assemblea nazionale che Guaidò presiede.
Accusa di alto tradimento per dieci deputati
Dominato dall’opposizione, il Parlamento monocamerale è in effetti nel mirino del potere chavista sin dalla rivolta fallita. Questa settimana, la giustizia, che secondo l’opposizione risponde solo al governo di Maduro, ha accusato dieci deputati di alto tradimento e cospirazione per la loro partecipazione attiva al tentativo di sedizione. Hanno arrestatoEdgar Zambrano, vicepresidente dell’Assemblea e braccio destro di Guaidò, e l’hanno posto sotto custodia nel carcere della polizia militare di Fuerte-Tiuna. Il più grande complesso militare di Caracas.
Tre deputati hanno trovato rifugio nelle residenze diplomatiche
Tre deputati si sono rifugiati in residenze diplomatiche, tra cui quella italiana. E un altro ha annunciato di aver lasciato il Venezuela per mettersi in salvo in Colombia dalle persecuzioni. “L’Assemblea nazionale è stata eletta dal voto popolare e non può scioglierla perseguitando i nostri deputati come sta facendo”, ha protestato Alexander Mendoza manifestando a Caracas.
Oltre all’Assemblea nazionale, il potere, che rivendica l’eredità politica di Hugo Chavez (1999-2013), continua i suoi attacchi contro i “traditori” all’origine della rivolta invocata da Guaidò insieme a soldati ribelli e Leopoldo Lopez, un altro oppositore.
Maduro accusa l’ex capo dell’intelligence
Maduro, venerdì, ha accusato il suo ex capo dell’intelligence di “coordinare il fallito colpo di stato” come una “talpa della Cia”. “Siamo riusciti a dimostrare” che Cristopher Figuera è stato “reclutato dalla Cia più di un anno fa. E che ha lavorato come traditore, come una talpa, come un infiltrato” a capo del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, ha annunciato il presidente senza però fornire alcuna prova. Da allora, il generale Figuera ha disertato, secondo il vicepresidente americano Mike Pence. In tutto sono 55 i soldati espulsi dai ranghi dell’esercito con un decreto presidenziale per il loro ruolo nella rivolta mancata.
Il colloquio tra Moavero Milanesi e il suo omologo argentino
Intanto, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, Enzo Moavero Milanesi ha avuto un lungo colloquio telefonico con l’omologo argentino Jorge Marcelo Faurie. Convenendo sull’importanza di perseverare nell’azione politica e pacifica, concordata fra i Paesi più interessati, che ha come obiettivo l’organizzazione di nuove elezioni presidenziali democratiche, trasparenti e pienamente legittimate dalla comunità internazionale.
(LaPresse/AFP)