MILANO – L’intesa che l’Italia ha annunciato di firmare “formalizza la cornice” entro cui avviare la collaborazione tra Roma e Pechino. Non mettendo “minimamente in discussione” la “collocazione euroatlantica” dell’Italia. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il premier Giuseppe Conte, per cui la Nato è un “pilastro fondamentale della nostra politica estera”. “Non ci sono ragioni ostative per non finalizzare il lavoro compiuto in questi mesi”.
Via della seta e alleanza atlantica, le scelte politiche di Conte
Su la Nuova Via della Seta Conte dice “rispetto ad altri Paesi, europei e non, che hanno avviato da anni collaborazioni importanti con Pechino in materia di connettività, l’Italia formalizza in modo trasparente la cornice entro cui avviare questa collaborazione. Difendendo i principi e le linee del quadro europeo, che abbiamo contribuito a costruire. E senza mettere minimamente in discussione la sua collocazione euroatlantica. È un approccio “forte” perché contribuisce a “estendere” principi e standard europei”.
Per il premier non c’è infatti “nessun rischio di colonizzazione. Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all’interno del governo. La tutela della sicurezza nazionale, anche sul piano economico, è un valore fondamentale che intendiamo rafforzare”.
L’obiettivo è rilanciare i rapporti con la Cina
“Con Pechino dobbiamo riequilibrare la bilancia commerciale. Attraverso un maggior accesso al mercato cinese per i nostri beni, dall’agroalimentare al lusso, e per i nostri servizi. E qui mi riferisco all’eliminazione delle barriere al mercato degli appalti in Cina. Tra i partner Ue siamo solo il quarto esportatore verso la Cina, a grande distanza soprattutto dalla Germania. Riponiamo massima attenzione alla difesa dei nostri interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche, incluse quelle delle telecomunicazioni. E ad evitare investimenti predatori e trasferimenti di know how e tecnologie di punta”.
L’alleanza atlantica è una scelta compatibile
E aggiunge: “Per noi, quella di collaborare con la Cina sulla Belt and Road, è una scelta di natura squisitamente economico commerciale, perfettamente compatibile con la nostra collocazione nell`Alleanza atlantica e nel Sistema integrato europeo”.
“L’Italia fisserà poi con la Cina — attraverso un memorandum che, preciso subito, non ha la natura di accordo internazionale e non crea vincoli giuridici — una cornice di obiettivi, principi e modalità di collaborazione nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road, un importante progetto di connettività euroasiatica cui il nostro Paese guarda con lo stesso interesse che nutriamo per altre iniziative di connettività tra i due continenti”.
Una collaborazione equilibrata e vantaggiosa
“Il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina, imposta poi la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso. In pieno raccordo con l’Agenda 2030, l’Agenda 2020 di cooperazione Ue-Cina e la Strategia Ue per la connettività euroasiatica. Abbiamo preteso un pieno raccordo con le norme e le politiche Ue, più stringente rispetto ad accordi analoghi firmati da altri partner Ue con Pechino. E abbiamo inserito chiari riferimenti ai principi di sostenibilità economica, sociale, ambientale, di reciprocità, trasparenza e apertura cari all’Italia e all’Europa”, dice poi Conte nella intervista al Corriere della Sera.
(LaPresse)