di Alessandro Banfo
ROMA (AWE/LaPresse) – Semaforo verde alla fusione Fs – Anas. Il colore però qui non deve trarre in inganno, perché dopo settimane di riflessioni il Carroccio esce allo scoperto. La Lega lancia il pressing per evitare la maxi integrazione tra Ferrovie dello Stato e l’Ente nazionale per le strade. La presa di posizione arriva attraverso i due sottosegretari leghisti ai Trasporti, Edoardo Rixi e Armando Siri. Il primo parla di “fusione non inevitabile perché questo governo non è favorevole all’accorpamento”. Il collega invece chiede una “marcia indietro”. Questo perché si tratterebbe di una scelta “che non discende da un disegno di politica industriale. Si mettono insieme due realtà che hanno missioni diverse tra loro”.
Gli alleati di governo, i pentastellati, non chiudono affatto allo stop all’operazione. Danilo Toninelli, ministro M5S del Mit, parla di “valutazione” del caso. Ma avvisa: “Se non dovessero esserci vantaggi nella fusione ma che si tratta di un’operazione solo finanziaria non ci sara’ problema a tornare indietro”. Dura la Cgil: “Non si può giocare, o fare propaganda politica, usando una grande azienda di oltre 81 mila dipendenti, con centinaia di tecnici ed ingegneri della progettazione di grande valore scientifico contesi in tutto il mondo. Sarebbe un tragico errore rimettere in discussione la fusione”.
Va ricordato come il nuovo gruppo Fs-Anas potrebbe vantare un fatturato di 11,2 miliardi di euro, con risparmi complessivi nell’orizzonte di piano per 800 milioni di euro. Ora però tutto torna in bilico, ad una settimana dall’assemblea in piazza della Croce Rossa. Assise che potrebbe risultare decisiva anche per il futuro dell’ad Renato Mazzoncini, rinviato a giudizio per truffa nell’ambito del processo Umbria Mobilità. Non è un mistero infatti che la stessa Lega, nell’ambito delle nuove nomine, punti a sostituirlo con un suo uomo.