NAPOLI – Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato molto bene è quello di godere al meglio del tempo che abbiamo a disposizione. La parola ‘tempo’ ha assunto una connotazione diversa: non solo quello da assaporare al massimo, da fissare nella memoria, ma anche e soprattutto quello che possiamo e dobbiamo gestire senza forzare i nostri ritmi. Una sfera semantica che si contrappone alla frenesia del ‘pre-Covid’: questo virus ci ha costretti a restare in casa e a organizzare diversamente le ore che, lente, scorrevano.
Una premessa d’obbligo per parlare di ‘slow tourism’, che tradotto dall’inglese in italiano significa ‘turismo lento’. Si tratta di un nuovo tipo di turismo esploso proprio da un anno a questa parte, e che in quest’estate 2021 sembra avere particolarmente successo. Ma che cos’è lo slow tourism e perché ha a che fare con il tempo e, soprattutto, con la natura? Lo slow tourism si contrappone polarmente al tipo di vacanza che tutti almeno una volta avremo fatto nella vita, quella cioè di correre da un’attrazione all’altra, scattare di corsa un selfie, e scappare subito verso quella successiva stan do sempre dietro agli orari di apertura e chiusura. Correre anche dietro agli orari degli aerei e dei treni, che non aspettano i ritardatari.
Dimenticate tutto questo: il turismo lento si propone, al contrario, di vivere al massimo il luogo che si visita, trascorrendo lì del tempo di qualità in pieno contatto con la natura del luogo e tutto quel che ha a che vedere con la sua tradizione. Pensate ad esempio ad una gita al lago: niente corse, niente orari, solo il silenzio dell’acqua e il rumore della natura. Si tratta di un tipo di turismo davvero sostenibile, e che punta a valorizzare quei posti ‘vicini’ che però abbiamo sempre ignorato, presi dalla smania di volare dall’altro capo del mondo o di collezionare calamite da tutte le capitali europee. Essendo luoghi vicini, non avremo bisogno di salire a bordo di grossi mezzi di trasporto per raggiungerli, ma basterà un’auto, in cui possibilmente portare una bicicletta per goderci, pedalando, il paesaggio della nostra meta. Uno degli elementi più inquinanti dell’industria turistica è infatti proprio il trasporto: se pensiamo a quanto inquina ogni singolo viaggio aereo, ci rendiamo conto che rinunciare a una settimana all’estero fa bene prima al Pianeta e poi al nostro benessere mentale.
Il turismo lento si fa portatore di tutta una serie di valori e concetti che sono strettamente legati all’amore per l’ambiente. E quindi ospitalità, rispetto, gentilezza, formazione della propria coscienza che scopre nuove forme di amore. Verso se stessi, e verso il posto che si sceglie di visitare, appunto, lentamente, e che inevitabilmente entrerà per sempre a far parte dei nostri più preziosi ricordi. Fare amicizia con le persone del posto che consigliano cosa mangiare, cosa bere e cosa visitare, andare alla scoperta del posto segreto in cui costruire una storia e affondare le radici della memoria di una vacanza che così acquisisce un significato più profondo.
Un modo, inoltre, per sostenere le piccole aziende (molte delle quali a conduzione familiare) che sono state danneggiate da un anno e mezzo di chiusura, e che hanno bisogno di ripartire.
Una nuova e più sana concezione del viaggio, inteso come esperienza sensoriale nel pieno rispetto dell’ambiente che ci accoglie. E noi che siamo suoi ospiti, non possiamo che celebrarlo e tutelarlo.