Vigilanza imposta nei locali a Formia: il business dell’asse Schiavone-Bardellino

642
Vincenzo D'Angelo, Gustavo Bardellino e Giovanni Lubello

CASAL DI PRINCIPE – Non solo droga. A legare, ancora, l’ala Schiavone del clan dei Casalesi e gli eredi del boss Antonio Bardellino ci sarebbe anche un altro business. Quale? Quello della vigilanza. Imporla a imprenditori e commercianti è, purtroppo, una condotta tristemente nota in varie aree della provincia di Caserta – e la recente indagine della Dda sul gruppo teverolese, diretto dal boss Aldo Picca (condotta dai carabinieri), lo ha fatto nuovamente emergere.

Ma, a quanto pare, è un settore che il clan gestisce (o almeno lo ha fatto) anche oltre i confini casertani e campani, arrivando fino al basso Lazio. A raccontarlo è stato il collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo, alias Biscottino, genero del boss Francesco Bidognetti.
Il pentito, nel 2023, è stato chiamato dalla Dda a riferire le informazioni in suo possesso sulle attività dei Bardellino, che hanno messo radici in un territorio dove si riscontra anche una forte presenza bidognettiana: parliamo di Formia, dove ha scelto di vivere Katia Bidognetti, cognata di Biscottino, e sempre a Formia ha ancora la residenza l’ex marito, Giovanni Lubello, coinvolto in varie indagini dell’Antimafia.
D’Angelo, rispondendo alle domande dei magistrati, ha chiarito come i Bardellino avessero libertà di azione criminale a Formia, con l’unica clausola (perché parte perdente nella guerra di mafia) che ciò che facevano non doveva ‘infastidire’ gli Schiavone (l’ala vincente): cioè, se il business non era anche di interesse del gruppo di Sandokan, loro – ha riferito il collaboratore – potevano procedere in autonomia. Biscottino ritiene che gli Schiavone avrebbero utilizzato i Bardellino in varie occasioni per soddisfare proprie esigenze criminali: “Per quanto riguarda la vigilanza nei locali a Formia – ha raccontato D’Angelo – si sono avvalsi delle conoscenze dei Bardellino”.

Queste parole sono agli atti dell’indagine della Dda di Roma che punta a far luce sull’agguato avvenuto il 15 febbraio 2022 in una concessionaria di auto a Formia: vittima di quel raid di piombo fu Gustavo Bardellino (nipote del boss di S. Cipriano – scomparso nel 1988 in Brasile) che venne ferito alla spalla destra. La Dda della Capitale, per tale episodio, ha messo sotto inchiesta Luigi Diana, imprenditore 49enne dell’Agro aversano ma da anni stabilitosi a Formia, e anche Giovanni Lubello. La presenza di quest’ultimo aveva inizialmente fatto ipotizzare che dietro quell’azione militare ci fosse proprio uno scontro tra l’asse Bardellino-Schiavone e i Bidognetti. L’indagine ha avuto una ‘scossa’ con le perquisizioni eseguite presso le abitazioni degli indagati (da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) e di alcuni familiari e conoscenti di Bardellino nell’estate 2023. Da allora, più nulla.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome