Visco rilancia: “Serve una riforma fiscale organica. Paletti sulla flat-tax”

in foto Ignazio Visco

TRENTO – Una riforma fiscale organica che tenga insieme tutti i fattori e che abbia come stella polare quella di favorire lavoro e imprese. A due giorni dalle considerazioni finali il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dal festival dell’economia di Trento torna a spingere sul tasto del fisco, considerato fattore centrale per agevolare la ripresa, a spronare l’Europa, che non deve frenare ma accelerare in un momento difficile il suo processo di integrazione, a ribadire i rischi di un debito che non può e non deve essere considerato una variabile indipendente della crescita. E torna anche a lanciare messaggi rassicuranti sullo stato di salute del settore bancario che, spiega, “ha retto ai colpi della crisi”. E su questo punto Visco si è anche detto fiducioso “sulla capacità del sistema di saper fronteggiare eventuali nuove scosse”.

Ma il tasto su cui il governatore più si sofferma è ancora una volta quello della crescita che resta troppo debole, con un debito che resta troppo alto in un Paese che in questo contesto necessita di una riforma fiscale organica che in primo piano metta le esigenze di imprese e famiglie.

Sulla flat-tax non si sbilancia e, sollecitato da una domanda dell’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, sulla opportunità di farla in deficit risponde: “Bisogna valutare che impatto potrà avere sul sistema fiscale nel suo complesso. Ma la cosa importante è che sia inserita in un progetto organico”.

Una cosa su cui Visco ha invece pochi dubbi è sull’introduzione dei cosiddetti mini-bot. “Non credo – spiega – siano la soluzione ai problemi del debito pubblico”.

Un nuovo appello poi Visco lo rivolge all’Europa che ha fatto “progressi straordinari” ma che ora non può frenare. “C’è la necessità di accelerare nella sua integrazione specie in un momento difficile come questo in cui prevale la mancanza di fiducia reciproca da parte delle diverse nazioni che la compongono”. E in quest’ottica avverte bisogna uscire dalla logica della semplice emergenza. “Se vogliamo ridurre il disagio sociale bisogna avere una strategia di medio-lungo periodo e questo è un dovere non solo della politica ma della società nel suo complesso”.
(LaPresse)

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