MILANO – Sono in viaggio per Roma gli operai della Whirlpool di Napoli. Sui volti la stanchezza di oltre due anni di proteste, nel tentativo di scongiurare la dismissione del sito di Napoli est, ultimo presidio industriale del quartiere. La multinazionale ha confermato, in più di una occasione, che i licenziamenti ci saranno e la fabbrica sarà chiusa. L’avvio dei licenziamenti per i circa 350 operai specializzati nella produzione di lavatrici di alta gamma, è sempre più vicino. Ma con la forza che li ha contraddistinti fin dall’inizio, nel maggio 2019, anche oggi si sono dati appuntamento prima dell’alba, in fabbrica, per andare a Roma, alla sede del Ministero dello Sviluppo economico e organizzare un presidio. Hanno con loro delle tende che intendono montare davanti al Mise.
“Siamo l’Italia che resiste, non ci fermeremo – dicono gli operai, poco prima di salire su quattro autobus, ai microfoni di LaPresse – Siamo l’Italia che resiste all’arroganza delle multinazionali e non ci fermeremo fino a quando non sarà ritirato il provvedimento di licenziamento e non sarà trovata una soluzione concreta per salvare questo stabilimento. Lottiamo per le nostre famiglie e per tutti gli operai che si trovano nelle nostre stesse condizioni”.
“Sono passati tre governi e nessuno ha fatto niente – racconta un’operaia, che indossa la maglietta simbolo della vertenza ‘Whirlpool Napoli non molla’ – Ti senti abbandonato a te stesso, ti domandi: ‘Ma lo Stato dov’è? Noi continuiamo a combattere”. Vincenzo Accurso è il volto della protesta, in prima linea dall’inizio, senza mai tirarsi indietro. “Ci aspettiamo che il Governo fermi la multinazionale, la faccia ragionare e trovi una soluzione per noi che combattiamo da oltre due anni contro l’arroganza della multinazionale. Il peso della lotta si sente man mano che passano i giorni, ma non ci arrendiamo”, dice.
(LaPresse)