CECCHINA (Domenico Cicalese) – “La mia vita è come l’Inferno di Dante”. Così Yasmine Seffahi, la 18enne sgozzata da sua madre domenica sera a Cecchina, descriveva la sua quotidianità ad un’amica di classe del liceo scientifico Vailati di Genzano. Un’esistenza tormentata ma desiderosa di esplodere stroncata da un raptus di follia di mamma Saliha.
La voglia di vivere soffocata dalla cultura musulmana
Guardandola negli occhi si veniva investiti da un’onda di energia vitale. Bella, sempre sorridente e disponibile per gli amici, Yasmine sabato sera era andata all’inaugurazione di un bar a Cecchina. Da queste parti eventi così non si possono certo perdere, in centri poco abitati sono occasioni di ritrovo. Così insieme alle sue amiche aveva trascorso una serata all’insegna della spensieratezza: il giorno dopo non c’era scuola, poteva rilassarsi e fare più tardi. Per lo studio c’è sempre tempo. Ed era bravissima anche a scuola, Yasmine, tanto da dipingere la sua pagella con voti alti e commenti importanti. Ma allo studio affiancava una naturale voglia di vivere: a 18 anni chi è che non vuole uscire, divertirsi, respirare?
La lite fatale domenica sera
Non se la passavano bene economicamente, Yasmine e Saliha. In casa entrava soltanto uno stipendio, quello da badante della 43enne, che bastava appena a coprire l’affitto del piccolo attico di 30 metri di via Francia 33. Forse stressata dalle condizioni economiche, domenica sera la donna ha sgozzato la figlia, poi ha dato fuoco alla casa e si è lanciata dal quarto piano del palazzo, togliendosi la vita.