Zagaria: la ‘talpa’ in Procura di Antropoli mi disse che avevo ‘guai giudiziari’

Il Riesame

CAPUA – Un informatore in grado di avvisarlo delle indagini in corso. Una risorsa della Procura capace di anticipargli blitz e arresti. Una conoscenza che Carmine Antropoli avrebbe messo a disposizione di Francesco Zagaria.

A raccontarlo ai magistrati della Dda è stato proprio Ciccio ‘e Brezza. L’imprenditore e camorrista pentito ha sostenuto che il chirurgo di Sant’Angelo in Formis lo avvertì che aveva “problemi giudiziari”. “Lo aveva saputo da un amico o parente che lavorava in Procura”. E sarebbe per tale ragione che tra il 2011 e il 2012 Zagaria decise di defilarsi da un appalto che, in una prima fase, stando alle sue dichiarazioni, aveva contribuito ad indirizzare verso una società riconducibile ai fratelli Francesco e Nicola Madonna. Si tratta della gara per il collettore fognario.

La procedura per l’assegnazione di quei lavori (da oltre 3 milioni di euro) gestita dal Comune di Grazzanise, fu caratterizzata da due step. Nel primo Ciccio ‘e Brezza ha ammesso di essersi attivato con Alessandro Zagaria per turbarla e garantire il cantiere ai germani di Casale. Ma l’iter, a fine 2009, venne bloccato perché c’era il rischio che si concludesse con la sua assegnazione ad un’altra azienda. Bisognava ‘rifarla’. Quando negli anni successivi riprese la procedura, incentrata sempre sul presunto accordo tra gli imprenditori e la cosca di Casapesenna, Ciccio ‘e Brezza si sfilò dalla vicenda anche (questo ha sostenuto davanti ai magistrati) per le informazioni che aveva ottenuto da Antropoli.

Con il medico del Cardarelli ed ex sindaco di Capua, Zagaria condivide un processo, ancora in corso, dinanzi alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere. Entrambi sono accusati di violenza privata aggravata dal metodo mafioso a carico di un capuano intenzionato, nel 2016, a candidarsi alle comunali con la civica Capua Fidelis (formazione che non partecipò alla competizione). Secondo la Dda, con ruoli diversi, i due lo avrebbero costretto a non scendere in campo.

Antropoli (assistito dai legali Mauro Iodice e Vincenzo Maiello) ora completamente libero dopo circa sei mesi di custodia cautelare, è accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa con Marco Ricci e Guido Taglialatela (assistiti dagli avvocati Gerardo Marrocco, Lorenzo Caruso e Guglielmo Ventrone).

I tre avrebbero stretto un patto politico-mafioso in vista delle amministrative di 3 anni fa con sedicenti esponenti del clan. Ma quelle elezioni furono perse dal candidato che sostenevano, Giuseppe Chillemi (estraneo all’inchiesta) e vinte dal generale Eduardo Centore (dimessosi nel settembre 2018). L’inchiesta che ha trascinato Antropoli a giudizio, realizzata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, è stata basata su intercettazioni e appostamenti. Durante l’attività di monitoraggio degli inquisiti, i militari hanno accertato un incontro del medico con personaggi ritenuti dalla Dda vicini ai Casalesi.

La figura dell’ipotizzata ‘talpa’ nella Procura conosciuta da Antropoli (caso ancora al vaglio dei magistrati), emerge ancor prima del pentimento di Zagaria. Dai carabinieri viene connessa ad un incontro nel bar ‘Flora’ di Caserta:  c’erano il chirurgo, Taglialatela, un giovane finanziere ed un uomo appartenente ad ambienti giudiziari. A rivelare cosa avrebbe detto il ‘mister x’ è Taglialatela, ad incontro concluso, quando si mette in auto e parla coll’esponente delle fiamme gialle che lo aveva accompagnato: quest’ultimo chiese al consigliere chi fosse la persona vista con Antropoli.

“E’ uno che sa qualche cosa da sopra alla Procura! E’ uno che lavora in Procura! Si portano anche il sindaco di Santa Maria… in pratica. Questo ci ha detto: ‘Tra sette giorni si portano il sindaco di Santa Maria’”. Gli investigatori hanno acquisito i frame della chiacchierata ripresa dal sistema di videosorveglianza del bar: e le immagini ritraggono Antropoli, Ricci, il finanziere e il sedicente dipendente della Procura che avrebbe parlato al chirurgo dell’imminente arresto di Di Muro, avvenuto meno di un mese dopo il ‘meeting’ al Flora: il sammaritano (ora libero) fu raggiunto da un’ordinanza cautelare in cella richiesta dalla Dda nell’aprile del 2016. La riunione al bar casertano si tenne il 12 marzo dello stesso anno. Il dibattimento a carico di Zagaria, Antropoli, Ricci, Taglialatela e Armando Porciello (accusato di concorso in violenza privata), assistito dall’avvocato Di Rauso, riprenderà ad ottobre.

Parti civili al processo i familiari di Caterino e De Falco, difesi dai legali Giancarla Spano, Vincenzo D’Angelo e Salvatore Parisi, e l’Associazione Caponnetto, rappresentata dall’avvocato Gerardo Tommasone. Unico imputato sottoposto a misura cautelare è Ciccio ‘e Brezza, difeso dall’avvocato Giuseppe Tessitore: all’ex mafioso viene contestato anche il concorso, con il compito di specchiettista, negli omicidi di Sebastiano Caterino e Umberto De Falco avvenuti nel 2003.

Mercoledì 18 settembre, invece, il pm Maurizio Giordano, autore dell’inchiesta su Capua con il sostituto procuratore Alessandro D’Alessio, ha discusso l’Appello al Riesame contro il no del gip all’arresto di Ricci e Taglialatela. Il tribunale della Libertà deciderà se accogliere o meno l’istanza della Dda nei prossimi giorni.

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