CASERTA – Le perquisizioni di ottobre sono state solo il primo step: prendere telefonini, computer, pen-drive e alcuni documenti serviva agli inquirenti per trovare riscontri alla tesi da loro tracciata fino a quel momento. Quale? Quella che vedrebbe il mondragonese Giovanni Zannini, consigliere regionale, abile nello sfruttare la sua forza politica in provincia di Caserta e a Napoli per soddisfare le richieste di persone a lui vicine, anche – dice l’accusa –, quando necessario, violando la legge.
Lo avrebbe fatto per garantire, ipotizzano i pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, appalti all’amico e imprenditore Alfredo Campoli, facendo leva sui suoi ganci nel Comune di Teano, e lo avrebbe fatto per evitare che gli imprenditori Luigi Griffo e il figlio Paolo, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e socio della Spinosa Spa (azienda attiva nel settore caseario, con sede a Castelvolturno), perdessero gli oltre 10 milioni di euro ottenuti da Invitalia per costruire il mega-caseificio a Cancello Arnone.
La visita a Cancello Arnone
È già tanta roba. Ma, come detto, il blitz di ottobre è stato solo il primo step. A quell’attività dei carabinieri ne sono seguite altre. Ed infatti i militari dell’Arma si sono recati al Comune di Teano e – veniamo alla novità – nelle scorse settimane hanno fatto visita pure a Cancello Arnone. Per quale ragione? Perché il municipio del Basso Volturno, sostiene la Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Pierpaolo Bruni, ha giocato un ruolo fondamentale nell’operazione che ha permesso ai Griffo di non perdere il finanziamento.
E così gli investigatori, su indicazione dei pm Cozzolino e Giordano, hanno acquisito altri atti gestiti proprio dal Comune di Cancello Arnone riguardanti il caso Spinosa. Cosa significa? Che l’indagine potrebbe allargarsi.
L’intervento di Zannini
I Griffo chiesero l’intervento di Zannini quando il Dipartimento tecnico amministrativo – valutazione ambientale della Regione Campania, guidato da Simona Brancaccio (estranea all’inchiesta), aveva chiesto alla società Spinosa la Valutazione di incidenza ambientale per realizzare l’impianto (Vinca), perché senza di essa Invitalia non avrebbe potuto erogare il finanziamento.
L’attività investigativa ha fatto emergere, sostiene la Procura, come Zannini avesse provato ad arrivare direttamente al dirigente dell’ufficio regionale per convincerla – questa l’ipotesi investigativa – a non ostacolare i Griffo, ma la Brancaccio fece capire al mondragonese in modo chiaro che non avrebbe fatto strappi alla regola, seguendo la procedura. Atteggiamento che, stando alle conversazioni intercettate, fece adirare non poco Zannini.
Inoltre, nel corso proprio di un colloquio tra il politico e la dirigente, saltò fuori un problema di non poco rilievo: soddisfare le richieste dell’ufficio regionale (su indicazione di Invitalia) avrebbe significato far emergere che l’impianto per cui si attendeva il finanziamento sostanzialmente era già stato realizzato prima della consegna dello studio ambientale. Insomma, c’erano tutti gli elementi per mandare in fumo la mega-operazione finanziaria della società Spinosa.
Il lampo di genio
Ed è a questo punto, ricostruisce la Procura, che a Zannini sarebbe arrivato il lampo di genio: esautorare l’ufficio della Brancaccio. Bypassarlo. Come? Il consigliere regionale avrebbe convinto e ottenuto da Raffaele Ambrosca, sindaco di Cancello Arnone, la sua disponibilità – dice l’accusa – a richiedere alla Regione la delega in materia di valutazione di incidenza ambientale. E qui si consuma un altro passaggio decisivo: non sarebbe stato, poi, Cancello Arnone a gestire la pratica, ma, previa convenzione, lo avrebbe fatto il Comune di Castello del Matese, che era già dotato di una commissione ambiente per le Vinca.
Come va a finire? L’11 agosto 2023, il consiglio comunale di Cancello Arnone approva la delibera con cui aderisce alla gestione associata con Castello del Matese delle funzioni proprio in materia di Vinca, convenzione che viene recepita e votata da Castello del Matese il settembre successivo. E così la Regione il 16 ottobre attribuì la delega all’Ente diretto da Raffaele Ambrosca.
Secondo i pm, la commissione ambientale del comune matesino, su indicazione di Zannini, omise di effettuare l’istruttoria tecnica sulla richiesta di parere avanzata dalla ditta Spinosa (fondamentale per ottenere i fondi di Invitalia), non facendo emergere così quelle che i consulenti della Procura hanno definito ‘gravi carenze’ dello studio ambientale. Tra queste, la mancata indicazione della reale distanza dell’impianto dal sito Natura 2000. Lo studio ambientale ne indicava una di 620 metri, mentre quella reale era inferiore.
L’arrivo dei soldi
Questo complicato giro di deleghe, convenzioni e certificazioni ha portato ai Griffo il risultato che volevano: ottenere il 17 febbraio dell’anno scorso oltre 9,8 milioni di euro da Invitalia, più 2,4 milioni a fondo perduto e un altro milione e mezzo come finanziamento agevolato.
I Griffo, sostiene l’accusa, avrebbero ricompensato il consigliere regionale deluchiano con una gita su uno yacht. Una due giorni in barca che inizialmente Zannini avrebbe accolto come un regalo. Successivamente, però, ritengono gli inquirenti, quando il politico capì di essere indagato, provvide ad emettere un bonifico nei confronti della società che gli aveva noleggiato lo yacht.
Il mega-impianto della società Spinosa è stato sottoposto a sequestro, provvedimento emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che recentemente è stato confermato dal Riesame. L’indagine su Zannini è stata resa nota con le perquisizioni dello scorso ottobre.
Gli indagati
Con il politico mondragonese sono sotto inchiesta i Griffo e Campoli: tutti rispondono di corruzione. Al consigliere regionale e ai patron di Spinosa sono contestati pure i reati di falso e frode. Non sono coinvolti nell’inchiesta, almeno per quanto a nostra conoscenza, i sindaci di Cancello Arnone e Castello del Matese, Raffaele Ambrosca e Salvatore Montone.
I recenti accessi dei carabinieri presso gli enti municipali per cercare nuove carte potrebbero essere indicativi della volontà della Procura di ampliare l’inchiesta coinvolgendo ulteriori soggetti. Volontà che si è palesata anche in occasione del sequestro dell’impianto di Spinosa, in relazione al quale sono stati messi sotto indagine, per falso materiale in atto pubblico, l’architetto Salvatore Perfetto, 65enne di Lusciano, gli agronomi Giancarlo Andolfo, 60enne di Napoli, Luigi Pilotti, 49enne di Vairano Patenora, Flora Cirelli, 55enne partenopea, e l’ingegnere Daniele Braccini, 30enne: si tratta dei tecnici che, con ruoli diversi, hanno lavorato alla pratica di Spinosa.
Logicamente Zannini e gli altri indagati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. L’attività investigativa, ancora in corso, nel suo prosieguo potrebbe far emergere anche l’estraneità degli attuali inquisiti alle accuse loro contestate.
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