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Il presidente della Provincia di Caserta Giorgio Magliocca

CASERTA – Spacchettarla: sembra essere questa l’intenzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere. L’inchiesta che ha travolto Giorgio Magliocca, ormai ex presidente della Provincia e sindaco di Pignataro Maggiore, non procederร  come un blocco unico, ma avanzerร  divisa e, probabilmente, con velocitร  diverse. E il segnale di questa strategia รจ arrivato nelle scorse ore con la richiesta di proroga dell’indagine riguardante il solo filone della presunta fuga di notizie dall’ufficio intercettazioni della Procura, filone che interessa sรฌ la posizione di Magliocca, ma solamente in connessione ai cugini Mattia Parente, imprenditore, e Giuseppe Parente, militare delle fiamme gialle.

La fuga di notizie

Stando alla tesi degli inquirenti, Mattia Parente, il 31 ottobre 2023, avrebbe contattato, attraverso una chiamata WhatsApp, Magliocca per incontrarlo (tra i due, almeno all’epoca, c’era un forte rapporto politico). E l’allora presidente, di ritorno da un evento nell’Agro aversano, passรฒ per Grazzanise dove effettivamente vide l’uomo d’affari in un bar situato in via Cesare Battisti (incontro ripreso dalle telecamere del locale). Presa la consumazione al bancone, Parente – seguendo quanto ricostruito dai carabinieri – liberatosi del suo cellulare (lo consegnรฒ a un familiare che lo accompagnava), uscรฌ fuori con l’allora sindaco di Pignataro. E proprio all’esterno del bar, ipotizza l’accusa, avrebbe comunicato a Magliocca che era indagato.

Chi avrebbe dato questa informazione all’imprenditore? I pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano sostengono che sia stato il cugino Giuseppe. Per quale ragione? Lavorava in Procura, nell’ufficio intercettazioni, dove avrebbe potuto apprendere quelle notizie riservate.

Quella appena descritta รจ una ricostruzione che i militari dell’Arma del Nucleo investigativo di Aversa hanno fatto a ritroso: non hanno seguito i suoi eventi passo dopo passo, ma sono arrivati a tracciarli diversi giorni dopo, grazie alle informazioni che diede loro Antonio Scialdone, sindaco di Vitulazio. Quest’ultimo comunicรฒ ai carabinieri che il presidente della Provincia, il primo pomeriggio del 31 ottobre 2023, lo aveva raggiunto in Comune per dirgli di aver saputo che era coinvolto, probabilmente con lui, in un’inchiesta.

Scialdone, quello stesso giorno, munito di registratore, su indicazione degli investigatori (l’inizio della collaborazione tra il vitulatino e i carabinieri risale all’estate di quell’anno) andรฒ a incontrare Magliocca e in quell’occasione captรฒ dal presidente altre indiscrezioni riguardanti le informazioni in suo possesso sull’indagine. In questi confronti, il sindaco di Vitulazio apprese – stando a quanto da lui sostenuto – che il politico di Pignataro aveva avuto le imbeccate poche ore prima, da una fonte sicura, e che quelle informazioni provenivano dalla Procura. I carabinieri, ricostruendo i passaggi eseguiti quel giorno da Magliocca, arrivarono a Mattia Parente. I militari si sono spinti anche oltre al giร  citato incontro al bar a Grazzanise, ipotizzando che il finanziere avrebbe comunicato verosimilmente la notizia al cugino durante una cena in un ristorante a Capua.

La Procura ha contestato all’ex presidente della Provincia e ai Parente non solo il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, ma anche l’ipotesi di corruzione. Per quale ragione? Ritiene che la scelta di Mattia Parente di metterlo al corrente dell’indagine vada ad innestarsi sul rapporto tra il Comune di Pignataro Maggiore e l’azienda di famiglia di Parente, un rapporto che sarebbe stato caratterizzato dall’assegnazione di diversi appalti (seppur riguardanti cifre basse) dal 2016 al 2023 (interventi di pulizia e sanificazione dei locali comunali, manutenzione del verde e simili). Le indagini sono ancora in pieno svolgimento e il loro prosieguo potrebbe anche dimostrare l’estraneitร  dei Parente e dello stesso Magliocca alle accuse contestate.

La proroga e i (possibili) perchรฉ

Ad ogni modo, per approfondire questa tesi, i pm, come detto, hanno chiesto e ottenuto dal giudice Daniela Vecchiarelli altri tre mesi di tempo. Per quale ragione lo hanno fatto? Restringiamo il campo a due possibilitร .

La prima: i pm si sono accorti di avere in mano poco, di poter contare su elementi fumosi e quindi, prima di sbaraccare, hanno chiesto altro tempo per verificare la loro ricostruzione e cercare ulteriori prove in grado di dare sostegno all’accusa.

La seconda, che traccia uno scenario per gli indagati meno incoraggiante: tra interrogatori resi, nuove testimonianze raccolte e materiale trovato in telefonini e carte presi durante la perquisizione del 23 ottobre scorso (il blitz che rivelรฒ ai cittadini l’esistenza dell’indagine su Magliocca), si sarebbe accumulata una mole di elementi che necessita di piรน tempo per essere analizzata, elementi che darebbero sostegno alla tesi investigativa finora tratteggiata (e che potrebbero aprire anche nuovi fronti). Al di lร  di queste due ipotesi, รจ sicuro che l’effetto della proroga va, almeno per il momento, a dividere – come detto all’inizio dell’articolo – la storia dell’ipotizzata fuga di notizie dal resto dell’indagine che interessa Magliocca, ovvero il presunto giro di appalti di Provincia e Comune di Pignataro veicolati proprio dal politico a ditte che si rendevano disponibili – dice la Procura – a finanziare le squadre di calcio dove giocava uno dei suoi figli. E questo segmento investigativo, per il quale, almeno ad oggi, non risulta richiesta di proroga, sicuramente agli occhi dei pm appare giร  solido perchรฉ a puntellarlo sono stati anche gli interrogatori resi, dopo aver subito le perquisizioni, da Gerardo Palmieri, dirigente della Provincia, e Baldo Marcello, responsabile dell’area tecnica di Pignataro. I due, sintetizzando, hanno affermato che era Magliocca a indicare loro le ditte a cui affidare alcuni lavori, ditte che coincidono con quelle, tracciate dai carabinieri, pronte a versare soldi al Vitulazio Calcio.

Gli appalti per sponsorizzare il Vitulazio Calcio

In relazione a questo ipotizzato giro di affidamenti dati a ditte che avrebbero sponsorizzato la squadra calena, con Magliocca, Valente e Luigi Diana sono indagati, per corruzione, gli imprenditori Cosimo Rosato e Gianpaolo Benedetti, Alfonso De Lucia, figlio di Luigi, che gestiva il conto della societร , Palmieri e Clara Di Patria, dipendenti della Provincia, e Baldo.

Nellโ€™elenco degli inquisiti cโ€™รจ pure lโ€™imprenditore Vittorio Raimondo, sotto inchiesta, in concorso con Rosato, per frode (avrebbero eseguito dei lavori non seguendo quanto previsto nel progetto, creando un danno alla Provincia).

รˆ chiaro che si tratta di ipotesi investigative e in quanto tali non rappresentano veritร  assolute: i successivi step giudiziari e i possibili processi ne attesteranno la veridicitร . Ad ogni modo, l’ex presidente della Provincia e gli altri indagati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

Stando alle sue recenti esternazioni pubbliche, Magliocca, in merito all’esito di questa indagine, dร  l’impressione di essere sereno, al punto che (dopo perรฒ essersi dimesso da guida della Provincia e di Pignataro) ha comunicato di aver avuto la richiesta da Forza Italia di candidarsi alle elezioni regionali. Candidatura che, stando ai rumors, sembra essere intenzionato ad accettare.

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