25 Aprile, Mattarella: “Resistenza è lottare contro l’invasore”. All’Ucraina dedica ‘Bella Ciao’

In foto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nel 77° anniversario della Liberazione, oggi 25 aprile 2022. Foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

ROMA – Il tricolore che sventola sui balconi accanto alla bandiera dell’Ucraina. E’ questa l’immagine simbolo del 25 Aprile degli italiani che superano le polemiche e i distinguo per abbracciare il popolo martoriato dall’aggressione russa. La memoria della Resistenza nostrana, insomma, supera i confini e non si ‘inceppa’ in facili ideologismi: i civili ucraini lottano per la libertà e per la patria. Questo basta. E il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appena mette piede ad Acerra, respira il ‘sentimento’ di comunità e condivisione di un luogo che ha ancora vive le atrocità subite durante il passaggio dei nazisti nel lontano 1943.

Resistenza significa, “con le armi o senza”, mettere “in gioco la propria vita” e opporsi “a una invasione straniera”, dice l’inquilino del Colle parlando dal castello baronale. Una sottolineatura tagliante che, spera il presidente, metta fine alle diatribe di chi vorrebbe porre la bandiera politica su un momento di coraggio sì, ma anche di tanto dolore. Mattarella ha gli occhi lucidi riportando la memoria al 24 febbraio scorso, quando “siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate della Federazione Russa avevano invaso l’Ucraina”.

Il capo dello Stato scandisce i territori invasi uno a uno – Kiev, Karkiv, Donetsk, Mariupol, Odessa – e condivide con i presenti “un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione”, provato quella mattina di due mesi fa. Un sentimento che il presidente concretizza in poche parole: “Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor”. “Sappiamo tutti – dice quasi con una punta di ironia – da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di ‘Bella ciao'”.

Il canto popolare italiano, dunque, accomuna involontariamente due popoli lontani per storia e posizione geografica, ma vicini per la missione a cui si erano votati: lottare per la libertà. Valori che anche il presidente del Consiglio Mario Draghi sottolinea con fermezza: “La generosità, il coraggio, il patriottismo dei partigiani e di tutta la Resistenza sono valori vivi, forti, attuali”.

Celebrare il giorno della Liberazione dal nazifascismo ad Acerra, quindi, ha un significato profondo per il capo dello Stato. La lotta, nel lontano ottobre del 1943, cominciò silente nei territori, con donne, bambini e anziani che morirono massacrati dai tedeschi per vendetta e intimidazioni. La storia insegna e oggi in Ucraina assistiamo a un “tornare indietro” che può mettere a rischio tutta l’Europa. “Avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale, prima che possa tragicamente estendersi – incalza Mattarella – Questo è il percorso per la pace, per ripristinarla; perché possa tornare ad essere il cardine della vita d’Europa. Per questo diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente ove sia minacciata o conculcata”.

Le parole del presidente arrivano al cuore degli acerrani che lo accolgono con una ovazione dopo il discorso davanti alle autorità. Seduti in prima fila il sindaco del capoluogo, Raffaele Lettieri, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il vescovo monsignor Antonio Di Donna. Presenti anche i ministri Mara Carfagna e Luigi Di Maio, due partenopei doc.

La vicinanza alla città “al suo territorio, alla qualità della vita in questo territorio, alle esigenze, ai problemi, alle questioni e ai profili di carattere sociale e ambientale”, dice Mattarella rendono Acerra ancora luogo di resistenza soprattutto nella lotta contro i disagi ambientale, di cui la Terra dei fuochi è tristemente una nota dolente. E l’affetto dei cittadini è tutto lì in piazza, il bagno di folla scontato, ma non il dono a sorpresa consegnato al capo dello Stato: una pizza margherita con la mozzarella che disegna il suo volto. L’inquilino del Colle si concede un fuori programma, si avvicina alla folla saluta e dialoga con i pizzaioli autori dell’omaggio. E poi via, direzione Roma con la mente ai partigiani della guerra in Ucraina.

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