Lavoro, Coldiretti: 20mila posti da stop a grano al glifosato-5-

Foto LaPresse - Moro Francesco 14/10/17 Bergamo, Italia Cronaca Una mobilitazione degli agricoltori con trattori per chiedere di fermare le speculazioni sui prodotti agricoli.

Milano, 28 apr. (LaPresse) – Oltre 20mila posti di lavoro potrebbero arrivare nelle campagne italiane se anche le altre industrie italiane della pasta seguissero l’esempio di Barilla che non ha firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada, dove viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti di una eventuale sostituzione delle importazioni dal Canada con raccolti di grano Made in Italy, in occasione dei tre giorni di #stocoicontadini in Puglia a Bari nel Villaggio sul lungomare Imperatore Augusto, dove è stato illustrato l’accordo fra Coldiretti, Fai (Filiera agricola italiana), Consorzi agrari d’Italia e il gruppo Casillo per la produzione di grano biologico per garantire la qualità e sostenere l’economia e l’occupazione. “Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Italia dove è vietato l’uso del glifosato in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada e in altri Paesi anche europei”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolineando che l’Italia ha le potenzialità per rispondere alla nuova domanda del mercato in termini qualitativi e quantitativi.

 L’accordo di filiera tra Coldiretti/Fai/Consorzi agrari/Casillo prevede la fornitura al gruppo Casillo di grano biologico 3 milioni di quintali di grano duro e 3 milioni di quintali di grano tenero all’anno, per una durata di tre anni e la possibilità di una proroga per altri due. “L’intesa – spiega Coldiretti – rappresenta attualmente il più grande accordo biologico sul grano del mondo per le superfici coinvolte, visto che riguarda oltre 200.000 ettari all’anno e darà un grande impulso anche al recupero della rete dei consorzi agrari e degli stoccaggi al centro sud principale area di produzione del grano duro. Con questa intesa il Mezzogiorno diventa oggi la principale leva della pasta biologica mondiale”.

Un altro importante segnale positivo – sostiene la Coldiretti – viene anche da Barilla, la più grande industria pastaia italiana che ha annunciato di aver investito 240 milioni in progetti che coinvolgono 5000 imprese agricole italiane che coltivano una superficie di circa 65mila ettari, con un incremento del 40% dei volumi di grano duro italiano nei prossimi tre anni. Si tratta di un generale riposizionamento delle posizioni dell’industria pastaia e delle sue forniture di grano in una situazione in cui il Canada è stato fino a ora il principale fornitore di grano duro dell’Italia, per un quantitativo che nel 2017 è stato pari a 720 milioni di chili, a fronte di 4,3 miliardi di chili prodotti in Italia. “In altre parole – precisa la Coldiretti – un pacco di pasta su sei prodotto in Italia era ottenuto con grano canadese”.

Attualmente l’Italia può contare su un milione e 350mila ettari di coltivazioni di grano duro che con un aumento di altri 220mila ettari sarà in grado di garantire – spiega la Coldiretti – le importazioni dal Canada con una produzione aggiuntiva di mezzo miliardo di chili di pasta con grano 100% italiano. Una opportunità importante – sottolinea la Coldiretti – per sostenere non solo il ritorno dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli con pasta Zara o Stagioni d’Italia di Bonifiche Ferraresi, ma anche tutta la ricerca varietale italiana che in questi anni grazie alla qualità prodotta ha permesso la rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a Voiello, che fa capo proprio al gruppo Barilla, e molte linee della grande distribuzione. Inoltre, Divella in questi anni ha avviato un percorso di filiera in Puglia con grano 100% italiano frutto della ricerca Sis, società leader nella ricerca dei cereali a Paglia, nonché la più importate società sementiera a capitale 100% italiano.

Nel mondo – evidenzia la Coldiretti – l’Italia detiene il primato sulla produzione di pasta con 3,2 milioni di tonnellate all’anno davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia. Ma è proprio sui mercati mondiali che si avvertono i primi campanelli di allarme visto che, in controtendenza rispetto all’andamento del Made in Italy all’estero, che ha superato la storica cifra di 41 miliardi di euro, si riducono invece le esportazioni italiane di pasta, che nel 2017 hanno fatto segnare un calo in valore secondo le analisi Coldiretti su dati Istat. “Si tratta – sottolinea la Coldiretti – degli effetti della rapida moltiplicazione di impianti di produzione all’estero, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Francia alla Russia, dalla Grecia alla Turchia, dalla Germania alla Svezia.

Ora ci sono le condizioni per frenare gli effetti della delocalizzazione, che dopo aver colpito la coltivazione del grano sta interessando la trasformazione industriale con pesanti conseguenze economiche e occupazionali”.

 

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