Roma, 10 mag. (LaPresse) –
Novecento giorni con Matteo Salvini (o un altro esponente leghista) premier e altri novecento, ora più ora meno, con il volto del frontman del M5S Luigi Di Maio a Palazzo Chigi.
Se dopo oltre due mesi pare sia finalmente partita la trattativa tra Carroccio e pentastellati per la formazione del governo, rimane totale l’impasse per decidere chi sarà il presidente del Consiglio. E allora, tra nomi terzi improbabili e carte coperte, nel bailamme della politica italiana spunta anche la suggestione della staffetta con un premier a tempo. In altre parole: una legislatura in cui i cinque anni vengano divisi tra i due partiti, partendo dalla Lega.
Al riguardo lo stesso Giancarlo Giorgetti (fidatissimo di Salvini) lascia la porta semiaperta: “La staffetta è l’ultima disciplina olimpica: prima ci sono il salto in alto, il salto con l’asta…”. L’idea, che stuzzica molti tra i due schieramenti, sembra però avere poche chance di realizzarsi. I motivi? In primis sarebbe troppo difficile stabilire le tempistiche e, soprattutto, rispettarle, anche perchè nessuno può giurare sulla durata effettiva di questa sofferta legislatura. Senza dimenticare poi che sarebbe un inedito totale in Italia e rappresenterebbe un’ipotesi tutta da verificare anche dal punto di vista costituzionale. L’unico semiprecedente storico non incoraggia certo il nuovo tandem Salvini-Di Maio.
Nel 1983 di fatto Bettino Craxi e Ciriaco De Mita, leader allora di Psi e Dc, strinsero il patto della staffetta per alternarsi al governo: peccato che il governo Craxi durò meno di 4 anni e non ci fu alcun alternanza. E il socialista non lo riconobbe mai ufficialmente. Sembra difficile che la magia possa realizzarsi 35 anni dopo: rispetto all’atletica infatti sono prontissimi ai blocchi di partenza, ma nessuno sembra pronto a cedere il testimone. E il traguardo di Palazzo Chigi sembra ancora troppo distante.
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