Sorrento, unione gay vietata al chiostro di San Francesco

Il no del sindaco Cuomo: "La struttura ospita i monaci francescani"

SORRENTO  – “Questo matrimonio non s’ha da fare. Né domani né mai”, dissero i bravi a don Abbondio ne “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Una frase simile è stata proferita ieri dal sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo, a Vincenzo D’Andrea e Heriberto Vasquez Ciro, due ragazzi gay, che avrebbero voluto celebrare la loro unione nel Chiostro di San Francesco. La struttura è di proprietà del Comune ma ospita le celle dei monaci francescani: è questa la motivazione data dalla fascia tricolore. Non un caso di omofobia, dunque, secondo il Municipio, ma una questione di rispetto dei frati francescani che in quel luogo hanno servitù di passaggio e che hanno già detto all’amministrazione comunale che i matrimoni in quel luogo erano diventati troppo frequenti. Ben 200 le nozze celebrate ogni anno nel Chiostro di San Francesco.

Il sindaco Cuomo ha invitato la coppia gay a servirsi di altre strutture

La coppia omosessuale non si è persa d’animo e, dopo il divieto giunto da uno dei punti più suggestivi della costiera, l’antico chiostro tra la chiesa e il convento, celebrerà le sue nozze il 25 maggio prossimo a Piano di Sorrento, presso Villa Fondi. Il sindaco Giuseppe Cuomo aveva anche invitato i due fidanzati a servirsi di Villa Fiorentini, del museo Correale o di altre splendide opportunità nella cittadina del napoletano.

Il superiore del convento: non è omofobia, ci sono celebrazioni religiose in chiesa

Sulla stessa lunghezza d’onda del sindaco, anche padre Antonio Ridolfi, superiore del convento, che ha fatto sapere: “Qui c’è il rispetto per la persona. Ma questa richiesta comporta difficoltà oggettive. Non è per omofobia, ci sono celebrazioni religiose in chiesa”. E’ anche vero che nel chiostro si celebrano matrimoni, circa 200 in media l’anno, soprattutto di cittadini stranieri, ma padre Ridolfi ha precisato: “Ribadiamo da tempo al sindaco che anche quelle celebrazioni sono poco rispettose della natura religiosa del luogo. Quei matrimoni stavano incrementandosi e abbiamo detto che ci voleva un limite”.

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