Palermo, cimitero ‘degli orrori’ a Monreale: 4 arresti per vilipendio cadaveri

Palermo, 26 mag. (LaPresse) –

Truffa e vilipendio di cadaveri. Con queste accuse quattro persone, tutte palermitane, sono state arrestate dai carabinieri di Palermo.

Una quinta persona è stata sottoposta all’obbligo di firma. E’ un vero e proprio cimitero ‘degli orrori’, quello descritto dai militari dell’Arma, che per settimane hanno pedinato e intercettato i cinque indagati nel camposanto di Monreale. Farebbero parte di un’associazione a delinquere. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Palermo.

L’indagine ha permesso di ricostruire l’intero meccanismo alla base della gestione illegale del cimitero di San Martino delle Scale, di proprietà della locale Abbazia Benedettina, finalizzato ad ottenere ingenti profitti dalla compravendita di sepolture. Le attività investigative sono partite dalla raccolta di alcune denunce in merito a un’apparente ‘mala gestio’ del cimitero, ma i successivi accertamenti hanno consentito di far luce su di una organizzazione criminale che, nel corso degli ultimi anni, si era di fatto sostituita ai benedettini – in maniera del tutto abusiva – nella gestione del cimitero, iniziando un vero e proprio mercimonio di loculi e tombe.

In manette sono finiti i palermitani Giovanni Messina, 70 anni, Salvatore Messina, 38 anni, Salvatore Messina, 24 anni e Antonino Campanella, di 33. Per Erminia Morbini, 73enne monrealese, è stato disposto il divieto di dimora da Monreale e l’obbligo di firma. Per tutti e cinque le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi delitti tra cui quelli di truffa, falsità in atti pubblici commesse da privati, falsità in certificazioni, violazione di sepolcro, vilipendio delle tombe, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione e sottrazione di cadavere. Inoltre sono state notificate informazioni di garanzia per altri indagati.

In particolare, durante le indagini, è emerso che sono state moltissime le persone che, non trovando una sistemazione per i propri cari estinti – soprattutto nei cimiteri palermitani che vivono uno stato di emergenza continua – si sono rivolti all’organizzazione criminale per un posto all’interno del camposanto di San Martino delle Scale (che è saturo da più di 20 anni). A fronte di un pagamento di 5mila euro, e potendo far leva sullo stato di necessità delle famiglie, disposte a pagare cifre consistenti pur di garantire una degna sepoltura ai propri defunti, veniva sempre assicurata un’immissione nelle varie sepolture, dopo aver ricavato nuovi spazi attraverso numerose e sistematiche violazioni di sepolcro, prodromiche a estumulazioni del tutto illegittime.

I cinque, secondo l’accusa, avrebbero operato in modo sistemico per mantenere il cimitero, ormai saturo, in condizione di perenne disponibilità. In questo modo riuscivano a ottenere ‘ad libitum’ nuovi feretri, percependo indebitamente il corrispettivo versato per le sepolture e i servizi funerari. Il modus operandi era sempre lo stesso: per prima cosa, il gruppo criminale predisponeva la pratica di sepoltura attraverso la creazione di contratti di acquisto, cessione o rinnovo della concessione dei loculi e delle tombe gentilizie, all’occorrenza falsificati, e in ogni caso privo di qualsiasi potere di rappresentanza dell’ente ecclesiastico proprietario; poi procedeva alla falsificazione di atti pubblici e certificati amministrativi; a quel punto individuavano tombe e loculi occupati da salme da poter spostare senza correre il rischio che parenti e prossimi congiunti ne rivendicassero la titolarità; prima di effettuare qualsiasi intervento, disattivano il servizio di video-sorveglianza installato dal parroco pro tempore in modo da eludere qualsiasi forma di eventuale registrazione o semplice monitoraggio di attività criminose. Effettuati questi passaggi, i cinque svuotavano le tombe e ne ampliavano abusivamente la capienza per far spazio alle nuove salme.

L’occultamento, la soppressione e la distruzione dei cadaveri erano sistematici, in totale violazione della normativa vigente e in assenza delle necessarie autorizzazioni amministrative e senza la partecipazione del coordinatore sanitario. Le bare con ancora all’interno i corpi venivano spostate in altri loculi non autorizzati, sempre all’interno del cimitero ma in luoghi non visibili ai visitatori. Nel corso dell’indagine, gli investigatori hanno registrato vari episodi di smaltimento illecito di rifiuti cimiteriali, tra cui resti umani decomposti che, invece di essere posti negli ossari (assenti nel cimitero di San Martino alle Scale), venivano gettati in intercapedini abusive e poi coperte da cemento, il tutto per non lasciare traccia.

I carabinieri evidenziano come i cinque abbiano fatto “richiesta e percezione indebita delle somme di danaro versate per l’acquisto e il rinnovo di dei diritti sui loculi e sulle tombe, sotto forma di donazioni volontarie trattenute in assenza di qualsiasi titolo giuridico regolativo dei rapporti con l’abbazia; tuffa ai danni dei prossimi congiunti dei ‘cari estinti’ ivi sepolti inducendoli in errore sul corretto funzionamento del sistema di ‘Luci Votive’, fraudolentemente modificato con un temporizzatore per lucrare sulla differenza della somma incassata dai ratei annuali per il predetto servizio e la minor somma effettivamente versata all’Enel quale costo per il predetto servizio di fornitura di energia elettrica”. Inoltre, chi si recava al cimitero chiedendo informazione sul luogo di sepoltura del parente o amico morto, veniva minacciato.

 

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