Salute, Italia: in 5 anni +34% casi di melanoma

Il professor Paolo Ascierto sull'importanza della ricerca oncologica

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Foto LaPresse - Claudio Furlan

MILANO (LaPresse) – In Italia in 5 anni i casi di melanoma sono aumentati del 34%. Nel 2017 ne sono stati stimati 14mila, erano 10.400 nel 2013. Nel trattamento di questo tumore della pelle l’arrivo dell’immunoterapia e della target therapy ha rappresentato una vera e propria rivoluzione. Si è passati dal 25% dei pazienti vivi a un anno dalla diagnosi all’attuale 70%. Con chiari vantaggi a lungo termine, visto che oggi circa il 50% dei pazienti è vivo dopo un decennio. La ricerca si concentra sulle prospettive importanti offerte dalle combinazioni delle nuove terapie.

Il professore Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli, dichiara: “Il melanoma registra un aumento superiore negli uomini rispetto alle donne. L’Italia ha guidato le sperimentazioni in questo campo che hanno portato all’approvazione nel 2011 del primo farmaco immuno-oncologico, ipilimumab, che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata. Oggi i nostri sforzi mirano a consentire anche al restante 50% dei pazienti con malattia metastatica, che non rispondono alle nuove terapie, di vivere più a lungo”. In questa direzione va uno studio di fase II che ha coinvolto pazienti che non rispondono all’immunoterapia.

Una molecola preziosa per la nostra salute.

Spiega il prof. Ascierto: “La combinazione di una molecola in grado di attivare la risposta immunitaria ha evidenziato un tasso di risposta obiettiva nel 47% dei pazienti, con un controllo della malattia nel 67% dei casi. Risultati che ci inducono a proseguire in questa direzione”.

La ricerca italiana continua a essere in primo piano – continua il prof. Ascierto -. Il gruppo dei ricercatori del ‘Pascale’ di Napoli, in collaborazione con l’Università di Salerno, sta studiando un enzima, CD73, coinvolto nel metabolismo dell’adenosina. Abbiamo scoperto che, quando questa proteina è elevata, gli anticorpi anti-PD1 sono meno efficaci. Per cui la combinazione degli anti-PD1 con gli anti-CD73 potrà offrire prospettive importanti“.

La strada da percorre porta all’analisi anche di alcuni passi falsi.

Chiarisce il professore: “Uno dei meccanismi noti di resistenza è rappresentato da un enzima, IDO, prodotto all’interno delle masse tumorali dalle cellule malate e dai linfociti. Epacadostat è in grado di neutralizzare questo enzima che blocca l’attività del sistema immunitario. In realtà lo studio di fase III, che ha analizzato questa associazione, si è rivelato negativo, nonostante le alte aspettative. Probabilmente l’uso di nuovi biomarcatori in futuro ci permetterà di capire come utilizzare meglio questa opzione terapeutica“.

Numerosi passi avanti nella ricerca sul melanoma.

Si stanno aprendo prospettive importanti anche sulle triple combinazioni di terapie mirate e immunoterapia. Queste strategie cercano di combinare l’effetto immediato delle molecole a bersaglio molecolare con l’effetto prolungato dell’immunoterapia. Va inoltre considerato che circa il 50% dei pazienti con melanoma è portatore della mutazione di un gene. E grazie all’immunoterapia si aprono nuove prospettive nella terapia adiuvante del melanoma, cioè dopo l’intervento proprio per ridurre il rischio di recidiva.

 

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