Nuova Zelanda, a rischio estradizione il fondatore di Megaupload

Kim Dotcom è accusato di pirateria online, ricettazione, frode e riciclaggio

NUOVA ZELANDA – Il fondatore del servizio di Megaupload è a rischio estradizione.
Kim Dotcom, proprietario del noto servizio di file-sharing, ha infatti perso l’ultima possibilità per evitare di essere estradato negli Stati Uniti. L’uomo è accusato di pirateria online, ricettazione, frode e riciclaggio. Se ritenuti colpevoli, Kim e tre dei suoi soci rischiano fino a 20 anni di carcere.

Nuova Zelanda, le accuse contro Dotcom

Le accuse contro Kim Dotcom sono di pirateria online su scala industriale.
Il rischio che corre insieme ai suoi soci è altissimo. Se giudicati colpevoli, Dotcom e soci potrebbero essere condannati a decenni di carcere.
Secondo i media statunitensi, Megaupload ha realizzato profitti illeciti per 175 milioni di dollari. Questa azione è costata ai detentori di copyright più di 500 milioni di dollari con l’offerta di contenuti piratati.

Cosa comporta l’estradizione

Se verranno estradati, gli uomini dovranno affrontare un processo il cui capo di imputazione è ricettazione, frode e riciclaggio. La pena potrebbe arrivare fino a 20 anni di carcere.
L’uomo aveva chiesto alla corte di ribaltare due precedenti sentenze che sancivano il trasferimento suo e di tre coimputati negli Stati Uniti per il processo.
Il Tribunale non ha però voluto ascoltare le richieste degli imputati, e si è perciò schierato con l’inchiesta condotta dall’Fbi.
Il servizio di polizia segreta ha cominciato un’indagine verso il miliardario fondatore di Megaupload. Nel 2012. Un blitz fu effettuato nella villa di Auckland dell’uomo.
Subito dopo il raid, le autorità statunitensi hanno provveduto all’immediata chiusura di Megaupload.

I tre possono essere consegnati alle autorità statunitensi

Le evidenze fornite dagli Stati uniti sostengono chiaramente le accuse che i ricorrenti hanno cospirato per violare volontariamente e su vasta scala le leggi sul copyright per trarne un profitto commerciale“, ha fatto sapere la Corte d’appello.
Gli uomini possono dunque essere consegnati alle autorità statunitensi. La decisione è stata presa giovedì.
La sentenza non ha precedenti giudiziarie. Gli uomini possono essere consegnati alle autorità degli Usa.

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