Mafia, blitz a Palermo: 47 misure cautelari, sequestrati 6 milioni e 15 attività

Il bilancio della massiccia operazione 'Delirio'

Foto Tonino Bonomo / LaPresse

PALERMO (LaPresse) – Quarantasette misure cautelari e il sequestro di beni per 6 milioni di euro. E’ il bilancio dell’operazione ‘Delirio’ della guardia di finanza di Palermo scattata questa mattina all’alba. Le accuse sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, traffico di droga, ricettazione, estorsione aggravata e usura. L’ordinanza di misure cautelari, personali e reali, è stata emessa dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. E ha portato anche al sequestro di 15 attività commerciali del settore alimentare e gioco d’azzardo.

Il blitz antimafia a Palermo

Nel corso dell’indagine, nata dalle investigazioni dell’operazione ‘Apocalisse’ del 2014, è emersa la figura di spicco di un affiliato al mandamento di Porta Nuova. L’uomo, disoccupato e senza fonti di reddito, è infatti il dominus di una serie di imprese. Che erano formalmente intestate a prestanome. E utilizzate poi dalla mafia per riciclare denaro ‘sporco.

Il sequestro e le attività sotto inchiesta

L’indagato avrebbe infatti impiegato gli illeciti ottenuti dal traffico di droga per avviare e gestire le attività imprenditoriali affidate a prestanome. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’interesse della criminalità organizzata di stampo mafioso si estendeva anche al commercio di metalli preziosi. Dall’indagine ‘Delirio’ emerge il ruolo di primaria importanza ricoperto da un altro esponente di Cosa Nostra. Si tratta del figlio di un collaboratore di giustizia e personaggio descritto dalle fiamme gialle come “trasversale” rispetto ad altri mandamenti mafiosi.

L’indagine ‘Delirio’

L’uomo, in quasi un trentennio, avrebbe quindi instaurato “stretti legami personali e di affari con diversi appartenenti all’organizzazione criminale. In favore dei quali non ha esitato a fornire il proprio incondizionato contributo per la realizzazione di attività illecite”. E’ quanto si legge in un comunicato della guardia di finanza di Palermo. Avrebbe inoltre rappresentato “un punto di riferimento di importanti esponenti criminali per la realizzazione di affari nel settore aurifero. Ciò in virtù del suo stabile inserimento nel contesto mafioso delle cosche di Resuttana e Borgo Vecchio”.

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