Mafia, l’amara verità di Di Matteo: “Un pezzo di Stato si era piegato ai boss”

Dure constatazioni del magistrato italiano

Roma (LaPresse) – “Alcune conclusioni sono inequivocabili. La trattativa ci fu. Fu iniziata da organi dello Stato che cercarono il contatto con i boss di Cosa nostra. Giuridicamente è stata ritenuta criminale. E di fatto, come hanno letteralmente scritto i giudici, l’invito al dialogo pervenuto a Riina dai carabinieri attraverso Vito Ciancimino costituì ‘un elemento di novità che può avere determinato l’effetto di accelerare l’omicidio del dottor Borsellino con la finalità di approfittare di quel segnale di debolezza proveniente dalle istituzioni dello Stato’“. Così Nino Di Matteo in un’intervista a Repubblica.

Dure constatazioni del magistrato italiano

E’ proprio la conferma che l’interesse ad eliminare Borsellino non era soltanto mafioso. In quel momento con la mafia stava trattando un pezzo dello Stato. Ma per comprendere la gravità di quanto è accaduto bisogna usare un grandangolo ed esaminare nel suo complesso la stagione delle stragi“, aggiunge. “Oggi una sentenza afferma che la trattativa c’è stata ed è stata intavolata da pezzi dello Stato – dice Di Matteo -.

Eppure quando, nel corso delle indagini, abbiamo ordinato ai servizi e al Ros dei carabinieri di consegnarci tutta la documentazione su quella trattativa, ci hanno solo mostrato cartelle vuote. Non hanno voluto collaborare con quei magistrati che chiedevano di aprire gli archivi. Adesso tutti devono fare la loro parte e non lasciare solo a pochi e sempre più soli magistrati il peso esclusivo della ricerca di verità scabrose. È giunto il momento in cui la politica e tutte le istituzioni governative si devono far carico di questa responsabilità”.

Su Berlusconi “è molto grave che, come afferma la Corte, quando nel 1994 Berlusconi fu presidente del Consiglio, “vi sono ragioni logico fattuali che conducono a non dubitare che Dell’Utri gli abbia effettivamente riferito quanto emergeva dai suoi rapporti con Cosa nostra mediati da Vittorio Mangano”. Quindi è stato ritenuto provato che Dell’Utri fece da intermediario anche tra Cosa nostra e il Berlusconi politico, dopo aver svolto per molti anni lo stesso ruolo con Berlusconi imprenditore“.

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