Crollo ponte Morandi, sequestrata l’intera documentazione: i primi allarmi oltre trent’anni fa

Gli uomini della guardia di finanza hanno operato nelle varie sedi di Autostrade per l'Italia sul territorio

GENOVA – Continuano le indagini sulla tragedia che lo scorso 14 agosto ha portato alla morte di 43 persone ed emergono nuovi particolari. Forse accantonati in passato e che potrebbero risultare determinanti per la scoperta della verità.

Gli allarmi di oltre trent’anni fa

Secondo la documentazione sequestrata dalla guardia di finanza era stato lo stesso  costruttore Morandi a parlare di un peso eccessivo su quel pilone numero ‘9’ che, secondo le rilevazioni, avrebbe ceduto facendo crollare il ponte. Un particolare non da poco sul quale gli inquirenti dovranno lavorare come sta avvenendo ormai da tempo. Per arrivare alla verità che, seppur non potrà mai cambiare le cose, almeno porterà a dei nomi, quelli dei veri responsabili. La guardia di finanza ha intanto sequestrato l’intera documentazione sul ponte Morlandi alle sedi di Autostrade per l’Italia di Roma, Milano, Firenze e Genova.

Le prime indiscrezioni sulle possibili cause tecniche del crollo

Tra questi una relazione dello stesso Morandi a seguito di un’interrogazione da parte di Autostrade. I fatti risalgono agli anni ‘70. In quell’occasione, infatti, la società suddetta si era accorta di deterioramenti della struttura che, di fatto, vennero confermate da Morandi. Agenti atmosferici particolarmente intensi e l’incremento notevole del traffico rispetto a quando il ponte era stato costruito erano le cause di quelle infiltrazioni e quelle crepe che ormai erano particolarmente visibili sui piloni.

Il caso della bolla d’aria

Sembra inoltre che nel corso degli anni all’interno dei tiranti si fosse creata una bolla d’aria, dovuta a un difetto nella fase di inserimento del cemento, e questo avrebbe via via fatto deteriorare gli stessi fino al crollo. Si tratta, dunque, di una documentazione che potrebbe rappresentare una svolta nelle indagini. Sia per comprendere l’esatta dinamica del crollo sia per capire chi e perché non abbia mai ascoltato allarmi già di molti anni. E di chi sia, dunque, l’effettiva responsabilità della morte di 43 persone e di un dramma che non verrà mai più dimenticato.

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