Roma – Scarse, per ora, le reazioni all’appello all’unità del centrosinistra, lanciato da Walter Veltroni. Nella sinistra, di nuovo riunita per la prima volta in piazza San Babila a Milano, prevalgono ancora le distanze. Se Laura Boldrini (LeU), Giuseppe Civati (Possibile) e Maurizio Martina (Pd), da diverse angolature, convengono nel dire che “l’alternativa” ai populisti deve partire dai valori affermati nella manifestazione di solidarietà con i migranti e a favore di un’Europa unita, tuttavia manca ancora un disegno organico di una possibile futura coalizione di centrosinistra.
La sinistra è “impegnata a dividersi e a rimirarsi allo specchio”
Il pericolo della destra peggiore avanza in Italia e in Europa con i suoi fantasmi di cui il vertice Orban-Salvini è soltanto un’avvisaglia. Come nella migliore tradizione, Veltroni usa l’arma della critica per spronare la sua area di appartenenza politica: non risparmia nessuno, né i Dem né Mdp.
L’ex segretario Pd esce allo scoperto suo intervento alla festa nazionale dell’Unità
a Ravenna e dà una sferzata al centrosinistra fresco di prove di ‘reunion’ in piazza. “La sinistra e i democratici devono unirsi e smetterla con la prassi esasperante delle divisioni e delle scissioni testimoniali”. Servono, invece, un’alternativa alle destre e un’apertura del Pd.
Il monito è lanciato, resta da vedere chi lo raccoglierà
Per ora il ‘Coniglio mannaro’ – così fu soprannominato per il suo sorriso gentile capace di nascondere zanne da lupo e astuzia da volpe – riceve il plauso di liberali democratici, vecchi e nuovi. Quel che Walter Veltroni ha scritto è piaciuto all’ex premier Enrico Letta, lontano dal Pd da quando fu scottato da Matteo Renzi. Che sia tentato di tornare? Molto dipenderà dal congresso e dalla direzione che prenderà il partito nei prossimi mesi. Anche Carlo Calenda accoglie con favore le parole dell’ex sindaco di Roma, secondo cui siamo di fronte a “uno dei primi veri contributi di pensiero alla discussione sul futuro dei progressisti”.
Ma l’intervento di Veltroni con la sua critica al rapporto dei Dem con il M5S – o troppo appiattito su di uno smaccato allineamento o troppo contrapposto – non è dispiaciuto neppure alla minoranza rappresentata dall’ala del governatore pugliese Michele Emiliano, e in particolare a Francesco Boccia che lo giudica “totalmente condivisibile”.
L’impressione è che non ci sia ancora all’orizzonte un’identità precisa della nuova possibile coalizione politica. E inevitabilmente torna in primo piano la questione dirimente del prossimo segretario Pd. Mancano ancora il nome e cognome del candidato leader. Mentre alla Festa di Ravenna vanno in scena le prove del pre-congresso, questo fine settimana a Cortona (Arezzo) al raduno di AreaDem che fa capo a Dario Franceschini, hanno garantito la loro partecipazione il segretario Martina, Paolo Gentiloni, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Marco Minniti. Punto interrogativo su Matteo Renzi che avrà tempo fino alla Leopolda di ottobre per indicare il suo candidato alle primarie. Possibile quindi ancora aspettarsi una zampata finale.