Sulla riforma della prescrizione magistratura e avvocatura sono del tutto concordi tra loro nel ritenere che il nuovo ddl è affetto da diversi profili di anticostituzionalità
Questa è la novità degli ultimi giorni. E su questo vogliamo soffermarci un attimo.
Ma noi lo avevamo preannunziato – questo paventato problema di una possibile anticostituzionalità – sin dalle prime battute in cui avevamo letto il testo di legge. Ora apprendiamo, con soddisfazione, che il Consiglio Superiore della Magistratura, in particolare la sesta commissione, a ben ricordare, ha ravvisato, in questa nuova legge, appunto diversi profili di incostituzionalità, come ad esempio nel cosiddetto “Daspo” per chi incorre in alcuni specifici reati. E, per prima cosa, ci dobbiamo soffermare sulla delibera – che sarà data per la votazione a breve – la quale stabilisce che la prescrizione verrà ad essere abolita dopo il primo grado di giudizio. Ciò perché, a nostro parere, rischia di trascinare molti processi in una storia incredibilmente e paradossalmente infinita.
E perché lo affermiamo? Tanto ci dobbiamo chiedere. Perché la legge di cui parliamo – a nostro avviso – non sembra rispettare i principi basilari della nostra Carta Costituzionale.
Già l’organismo nazionale dell’avvocatura italiana ( CNF ), infatti, lo aveva di gran lunga evidenziato, peraltro a grosse lettere (ricorrendo anche alla proclamazione di periodi di astensione dalle udienze), un poco di tempo fa, in un proprio scritto che venne trasmesso alla Camera dei Deputati. Ora la novità – che apprendiamo davvero con piacere – è che anche la magistratura (oltre all’avvocatura, come abbiamo prima scritto) vede il vulnus della nuova legge in una possibile sua violazione dell’art. 27 Cost. sia riguardo alla presunzione di non colpevolezza, sia alla mancata finalità rieducativa della pena. E già basta!
Sul punto il CSM ( come il CNF ) in un parere scritto – leggiamo – non condivide lo spirito e la ratio della legge. Legge anticostituzionale, possiamo affermare? E sono davvero tanti a dirlo! I magistrati, gli avvocati ed i giuristi lo sostengono in modo fermo e da più parti. Poi sarà comunque la Corte Costituzionale, nel futuro, ad esprimersi quando verrà chiamata a pronunciarsi.
Inoltre vi e’ un ulteriore punto su cui ci dobbiamo soffermare ovvero il fatto di fermare il termine della prescrizione dopo la sentenza di primo grado – che andrà a decorrere dall’entrata in vigore della norma -. Riteniamo che ciò non porterà alcun beneficio sulla durata dei processi. Al contrario i tempi si allungheranno. Infatti non dimentichiamo che un buon 90 % delle prescrizioni viene dichiarato, infatti, quando non vi e’ stata ancora sentenza di primo grado.
Ed allora cosa succederà? Secondo noi il primo effetto a medio termine sara’ un verosimile ingolfamento della macchina della giustizia. Allora e’vero che le leggi le fa il Parlamento ( e guai se non fosse cosi !), ma in uno stato democratico, qual e’ il nostro, esse devono conformarsi ai principi costituzionali. Concludiamo affermando che concordiamo con i vertici dell’avvocatura nel ritenere che “qualunque intervento sul processo deve partire da una riduzione dei tempi ottenibile, non certo con lo stop alla prescrizione”. E ciò poco non è cosa di poco conto