Negozi chiusi di domenica, la proposta M5S non è tutta rose e fiori. Ecco perché…

FederDistribuzione calcola una perdita di 4 miliardi di euro e di 30mila posti di lavoro.

Carrello della spesa

ROMA – Negozi chiusi di domenica ma il rischio è tutto dei lavoratori. La proposta di legge del Movimento 5 Stelle non è tutta rose e fiori. In partenza in molti avevano dichiarato di essere d’accordo con la proposta dei pentastellati perché c’era chi sottolineava lo ‘sfruttamento’ dei dipendenti da parte dei datori di lavoro. In realtà la situazione è ben diversa.

L’allarme di FederDistribuzione

Dopo che l’Istat ha annuncia che l’Italia è tornata in recessione, si riapre la polemica sulle chiusure domenicali e festive dei negozi, con una bozza di disegno di legge che non potrà che aggravare il già complesso quadro che il Paese dovrà affrontare.

Il testo, per quanto noto al momento, produrrà un effetto molto negativo sul sistema Paese. Secondo FederDistribuzione, infatti, diminuiranno i livelli occupazionali di 30.000 unità; caleranno i consumi per oltre 4 miliardi di euro; peggioreranno le aspettative delle imprese, con conseguente riduzione degli investimenti; ci sarà meno servizio ai consumatori, costretti a modificare le proprie abitudini di acquisto ormai consolidate da oltre 7 anni di aperture domenicali; si creeranno distorsioni nella concorrenza tra imprese e disparità di trattamento tra i cittadini per il potere dato agli enti territoriali.

Cambieranno inoltre le dinamiche del mercato, dando ulteriore impulso all’e-commerce e penalizzando il commercio fisico, che è un settore ad alta intensità occupazionale. “Perché riproporre questo tema nel momento in cui il Paese avrebbe invece bisogno di misure espansive? Siamo da sempre contrari – spiegano da FederDistribuzione – a interventi che creino ostacoli all’attività d’impresa e alla libertà dei consumatori, e questo vale soprattutto in una fase economica nella quale questi fattori possono rappresentare un pilastro su cui costruire la ripresa dell’Italia. Chiediamo che la voce del commercio sia nuovamente ascoltata, prima di prendere decisioni che potrebbero essere di danno irreversibile per la fiducia e l’economia del nostro Paese”.

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