Antitrust, la norma sui money transfer è “discriminatoria”. Il garante boccia l’imposta del governo

Gli effetti dell'imposta: poca trasparenza e concorrenza sleale

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, Matteo Salvini

ROMA – L’Antitrus boccia l’imposta sui money transfer che verso i paesi non Ue che il governo gialloverde aveva inserito nel decreto fiscale di dicembre. Ritenuta “discriminatoria”, Lega e 5 Stelle l’avevano introdotta per tassare ulteriormente il trasferimento di denaro dei cittadini migranti verso paesi extracomunitari.

L’Antitrust: norma discriminatoria

L’imposta sul money transfer è abbastanza alta, pari all’1,5% delle somme di denaro spedite in paesi non Ue. Essendo un’imposta pensata per chi è cittadino italiano, secondo l’Antitrust sarebbe “ingiustificatamente discriminatoria”, perché non grava né sulle Poste né sulle banche. Va a colpire miratamente i money transfer che così vedono i propri margini per presentare “offerte competitive” ai clienti assai ridotte.

Gli effetti dell’imposta: poca trasparenza e concorrenza sleale

Oltre a ridurre “il grado di trasparenza sulle condizioni economiche praticare per il servizio di rimesse di denaro“, si produce il rischio che i monet transfer scarichino questa imposta direttamente sulle persone che inviano soldi alle proprie famiglie nei paesi d’origine. C’è quindi un problema di trasparenza ed uno di equa concorrenza. Il Garante chiede che il governo apporti “le opportune modifiche” alla legge in modo da eliminare del tutto “gli effetti discriminatori“. Un’altra tegola per il governo Conte.

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