Critiche sulla gestione sanitaria in Campania (ma intanto il commissario-governatore Vincenzo De Luca dorme sonni tranquilli e il Governo non lo revoca) e scetticismo verso la possibilità di un’alleanza con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Questi alcuni dei punti principali dell’intervista rilasciata ieri a “Cronache” dal deputato dei 5 Stelle Alessandro Amitrano, il più giovane segretario di presidenza della Camera (29 anni) nella storia della Repubblica.
Sulla Tav né Salvini né Di Maio sembrano intenzionati a fare un passo indietro. C’è il concreto rischio della caduta del Governo?
L’analisi costi-benefici dà ragione al Movimento 5 Stelle: la Torino Lione ha un costo importante e non si ottengono risultati adeguati a quello che si spende. La linea era stata progettata negli anni ‘80, quando si prevedeva una crescita del traffico merci fra Italia e Francia che non c’è stata. All’imprenditore continua a convenire spostarsi su strada. Abbiamo un paese carente in infrastrutture, la capitale della cultura Matera non si può raggiungere in treno e stiamo concentrando la discussione su una linea che farebbe guadagnare 40 minuti.
I sondaggi parlano di maggior consenso per Salvini rispetto ai 5 Stelle. Quanto può pesare questo fattore nella discussione sulla linea ad alta velocità?
Non ho mai creduto ai sondaggi, se ragioniamo in questa ottica non sarei mai stato eletto. E non credo che convenga a nessuno la caduta del Governo: stiamo avviando riforme importanti, come il reddito di cittadinanza e la quota 100. Per il reddito di cittadinanza in 3 giorni ci sono state oltre 100mila richieste. Oggi si rischia, per una presa di posizione su un’opera che va ridiscussa, di far cadere un governo che sta lavorando a una serie di misure per i cittadini.
C’è preoccupazione per un possibile aumento del divario fra Nord e Sud a causa delle autonomie. Esiste questo rischio?
Se vogliamo fare crescere l’Italia, dobbiamo puntare sullo sviluppo dell’area più arretrata. Non sono mai stato contrario alle autonomie, ma stiamo perdendo di vista l’elemento principale: quali sono i livelli essenziali delle prestazioni da garantire ai cittadini? Non sono ancora stati stabiliti. Come facciamo a dare un’autonomia aumentata alle Regioni se prima non stabiliamo il servizio essenziale? C’è il rischio di creare uno squilibrio fra Sud e Nord.
Molti temi vengono affidati dai 5 Stelle alle consultazioni in Internet con la piattaforma Rousseau. Pensa che questo possa portare a una limitazione alla sovranità del popolo?
Quando facciamo una proposta di legge, dopo la discussione sul nostro portale, si passa comunque per Camera e Senato, nella piena rappresentanza del popolo. Anche sulla riduzione del numero di parlamentari c’è stata una discussione di tutte le forze politiche.
Fino all’anno scorso si parlava della fine del commissariamento della sanità in Campania, ma questo non è avvenuto e il settore è ancora nelle mani di De Luca. Anche sul tema delle autonomie sembra che ci sia una linea comune fra il governatore e il Movimento. Quale è il rapporto attuale fra l’amministrazione regionale e il movimento 5 Stelle?
La sanità è gestita dal commissario che è anche presidente della Regione e stiamo cercando in tutti i modi di porre fine a questo. Abbiamo interrotto questa prassi alla Camera: ora bisogna trasformare il volere del Parlamento in un decreto attuativo, poi il ministero dovrà fare una nuova nomina. Nel settore sanitario abbiamo professionisti eccellenti, ma non è con i tagli ai posti letto che si migliora la situazione. Abbiamo dirigenti sanitari nominati dalla politica che non hanno le caratteristiche per farlo: si va in deroga, non si svolgono concorsi, si fa una nomina politica, le persone non vengono scelte in base al curriculum. Se la dirigenza non è all’altezza di gestire una struttura, cosa ci aspettiamo? Con l’apertura dell’Ospedale del Mare si chiudono tutti gli altri presìdi per spostare tutto in quello più grande, ma alcuni di questi ospedali sono stati ristrutturati pochi anni prima.
Al momento i 5 Stelle sono al governo con un’alleanza con la Lega: per le regionali c’è qualcosa sul tavolo?
Per ora è solo gossip, non si sta neanche iniziando a discutere. Semmai si parla della necessità di riorganizzarsi: è iniziata la discussione sulla possibilità di aprire alle liste civiche. La realtà territoriale è molto diversa da quella delle politiche. Io sono stato candidato a consigliere comunale a Napoli, eravamo da soli contro 16-17 liste: è una sfida impari. Oggi inizia una discussione, dove porterà lo decideranno gli iscritti.
Quali possibilità ci sono di un’alleanza con De Magistris?
Di questa possibile alleanza parlano molto i giornali, noi non ne parliamo per niente. Per me De Magistris rimane un antagonista del Movimento. Ricordo che prima delle elezioni comunali nel 2010 venne al meetup a chiederci di sostenerlo. Il blog di Beppe Grillo aveva sostenuto De Magistris alle elezioni europee chiedendogli di portare a termine il mandato, cosa che non ha fatto. Per me il tradimento è iniziato allora. Non vedo la possibilità di un accordo con De Magistris, se poi analizzo i suoi due mandati la vedo ancora più lontana. Gli devo riconoscere di aver aumentato il turismo in città, ma anche questo è stato gestito male.
Gran parte del movimento ha votato a favore della legittima difesa, non certo un vostro cavallo di battaglia. Un tempo si diceva “non moriremo democristiani”: voi morirete leghisti?
No: ci sono proposte che sono più nostre e altre più della Lega, poi in Parlamento se ne discute. Un gruppo di nostri parlamentari ha deciso di non voler votare il provvedimento: è una loro libera scelta.
Nel corso della crisi dei migranti, Roberto Fico ha preso posizioni molto diverse rispetto a Salvini, e anche rispetto a Di Maio, tanto che la stampa parla di correnti nel Movimento. Per lei Fico ha fatto bene a esprimersi in modo così netto su un tema così delicato o avrebbe dovuto evitare?
Il tema è talmente ampio che farmarsi a una singola dichiarazione non è molto saggio. Negli anni scorsi sono stati spesi tantissimi soldi che non hanno portato a un reale inserimento dei migranti, ma ad arricchire pochi che gestivano questi centri di accoglienza. Se non immaginiamo dei piani di sviluppo non possiamo fermare il fenomeno migratorio. E’ un problema da risolvere con l’unione europea, ma l’Ue non ha mai voluto farlo e si è dovuti arrivare a chiudere i porti per fare in modo che l’Europa aprisse gli occhi. Chi ci ha preceduto ha firmato dei trattati che sono delle follie: quello di Dublino dice che dove un migrante mette piede, là deve rimanere. Chiaro che il primo paese siamo noi, anche perché gli altri hanno chiuso i porti.
Il dissenso interno ai 5 Stelle è salito alla ribalta in occasione di episodi come l’espulsione di De Falco. Le è dispiaciuto?
Mi dispiace sempre quando si è costretti a espellere un iscritto, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. C’è chi è stato espulso per non aver restituito la metà dell stipendio, che per noi è un aspetto importante. Nel caso specifico non ho mai neanche conosciuto il comandante De Falco.
Moti temono che si torni alle urne con questa stessa legge elettorale.
Se adesso, all’inizio della legislatura, ci occupassimo di questo punto, commetteremmo un errore, con tante emergenze da affrontare. E anche con il sistema maggioritario sono stati fatti tanti errori. Non credo che il cambio di legge faccia differenza, molto dipende da cosa si voglia realizzare.
I pessimisti dicono che dopo le Europee cadrà il governo…
I pessimisti dicevano che non saremmo mai andati al Governo. Non credo che il governo sia destinato a cadere. Il prossimo turno delle Europee è importante, ma non per la tenuta della coalizione, piuttosto per lo scenario: non si può andare avanti così, l’Unione non sta facendo gli interessi dei cittadini. L’Italia si basa su piccole e medie imprese, il resto d’Europa no: non si possono trascurare queste differenze.
Ma se il governo cadrà, ci sono possibilità di alleanze diverse da quella attuale con la Lega?
E’ uno scenario da fantapolitica, non ci penso.
Alle politiche i 5 Stelle hanno primeggiato soprattutto al Sud, ma alle elezioni locali non è andata altrettanto bene. Perché in Campania non siete riusciti a cavalcare l’onda dei consensi?
Sono elezioni non paragonabili fra di loro, anche per i numeri dei candidati in campo. Alle politiche a Napoli abbiano avuto un risultato storico: anche alle elezioni comunali e regionali si dovrebbe votare sulla base dei progetti e non delle amicizie, ma nelle realtà territoriali questo spesso non avviene.