MILANO – Sy deve restare in carcere. Lo ha stabilito il gip di Milano, Tommaso Perna, che ha convalidato il fermo e di fatto disposto la custodia cautelare dell’uomo che mercoledì ha dirottato un autobus dando fuoco al mezzo e puntando dritto all’aeroporto con l’obiettivo di uccidere le persone a bordo. Il giudice ha parlato di un’azione tesa a “costringere, o comunque condizionare le politiche migratorie attualmente adottate dal Governo in carica”.
I capi di accusa
Perna ha confermato le accuse: il dirottamento del bus configura il reato di strage aggravata dalla finalità terroristica. Ribaditi anche i reati di sequestro di persona, resistenza e incendio. Durante l’interrogatorio, riferisce il gip, il 47enne Ousseynou Sy ha raccontato la sua versione dei fatti. “Una posticcia e maldestra opera di rivisitazione della realtà – il commento di Perna – al fine di poter contare sui benefici conseguenti a una eventuale, e improbabile, dichiarazione di incapacità di intendere e di volere”. Ha quindi tentato di apparire in stato confusionale. Non ha convinto il giudice.
La rivincita per il mancato sbarco di 49 persone
I testimoni hanno raccontato che il 47enne ha alzato la maglietta mostrando una pistola inserita all’interno dei pantaloni e in mano una lama, di circa 10 centimetri. In quei momenti di terrore, quasi tutti hanno sentito Sy parlare di “bambini morti in mare”. Sy infatti sarebbe stato mosso dalla sete di rivincita per il mancato sbarco in Italia di 49 persone.