Per Antonio Iovine “aveva rapporti economici con Michele Zagaria”. Raffaele Piccolo, invece, con i magistrati della Dda è stato più diretto: “Luigi Diana ‘o diavolo era un prestanome” di Capastorta. Il 66enne è indagato a piede libero dalla Dda di Napoli per concorso in estorsione con Antonio Zagaria.
L’indagine
Al centro dell’ipotesi di reato contestata ai due c’è l’acquisto di un appartamento, concretizzato dal fratello del capoclan, “ad un prezzo sensibilmente inferiore a quello di mercato” situato a Casapesenna. La condotta, secondo gli inquirenti, è aggravata dal metodo mafioso. Nella presunta condotta illecita, Diana si sarebbe occupato di individuare la casa da ‘trattare’.
Compravendita immobiliare a parte, Diana, assistito dall’avvocato Stefano Paparella, è stato tirato in ballo da Piccolo, collaboratore di giustizia, anche in relazione ad un altro business.
L’affare mensa
“Tra il 2008-2009, prima di essere arrestato – ha dichiarato il pentito, – ho avuto a che fare anche se indirettamente con persone legate a Michele Zagaria in due occasioni. La prima è legata all’appalto per la refezione scolastica del comune di Trentola Ducenta. Vincenzo Vassallo, detto ‘o merican, mi ha raccontato infatti che aveva avuto dei problemi per il rinnovo dell’appalto che già gestiva per le scuole di Trentola. Me lo disse in un incontro avvenuto presso il suo ristorante che si trova in via 4 Novembre, sulla strada che porta ad Ischitella. In questa occasione pranzai anche con Luigi Diana, detto ‘o diavolo, che ha un negozio di fotografia a Casapesenna ed è un prestanome di Michele Zagaria. Costui mi assicurò che si stava interessando intervenendo sull’amministrazione comunale di Trentola per far vincere l’appalto a Vassallo. Il tutto avveniva grazie all’interessamento di …omissis… Questi mi è stato presentato dallo stesso Vassallo e si è dichiarato disponibile ad aiutarmi al rilascio di una licenza commerciale, che poi ho ottenuto per la vendita al dettaglio di mobili. La licenza è intestata a Marianna Piccolo, che è mia sorella. Intendo precisare che il Vassallo non si è interessato della licenza che non è richiesta, ma piuttosto – ha concluso il pentito – di assicurarmi che nessun tipo di controllo anche di natura igienico sanitario o da parte dei vigili fosse mai effettuato”.
Le dichiarazioni di Piccolo, datate 2009, sono state inserite nella recente indagine condotta dal pm Maurizio Giordano a carico dei fratelli e delle cognate di Michele Zagaria. L’inchiesta ha portato al sequestro di beni, per la Dia di Napoli, riconducibili ai familiari di Capastorta, per un valore di circa 3 milioni di euro. Sotto chiave sono finite due ville ed un negozio di abbigliamento che sarebbero state nella disponibilità di Antonio, Carmine e Pasquale Zagaria e delle rispettive consorti.
Caccia all’impero immobiliare del clan Zagaria
Il boss Michele Zagaria minaccia in aula il pm Maurizio Giordano