Bimbo ammazzato di botte, Tony voleva uccidere anche la sorella

Ieri mattina il 24enne, attualmente detenuto, nel carcere di Castrovillari, in provincia di Cosenza, ha ricevuto il provvedimento che lo accusa anche del tentato omicidio della piccola Noemi. In carcere anche la compagna Valentina Casa: avrebbe cercato di occultare le prove

Nei riquadri: Tony Essobti, i piccoli Noemi e Giuseppe (deceduto) e Valentina Casa

CARDITO Tony Essobti voleva uccidere anche Noemi Dorice. I suoi colpi, i suoi morsi, le sue percosse, la sua furia avevano una sola finalità: ammazzare la bambina. E’ la tesi sostenuta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord diretta dal pm Francesco Greco. Ieri mattina il 24enne, attualmente detenuto, nel carcere di Castrovillari, in provincia di Cosenza, ha ricevuto il provvedimento che lo accusa anche del tentato omicidio della piccola Noemi, miracolosamente sopravvissuta agli interminabili attimi di terrore andati in scena domenica 27 gennaio in quell’appartamento in via Marconi 70. Un autentico appartamento dell’orrore, un vero e proprio palcoscenico abituale di violenze. Perché quello che poi scaturì nell’omicidio di un innocente di 6 anni e del ferimento della sorellina di 7, non fu un episodio isolato, ma l’ennesima manifestazione dei problemi di natura strutturale di una famigliola nata con mille e più criticità di base, forse prese in eredità da trascorsi difficili.

Anche Valentina Casa agli arresti

Tony era solito sfogare la sua ira sui figli della compagna Valentina Casa (anche lei agli arresti). E’ quanto sostengono gli inquirenti che dal pomeriggio di quella fredda e grigia domenica di fine gennaio lavorano senza sosta al caso. E Valentina era solita tacere. Forse per negare in primis a se stessa (“i bambini sono caduti per le scale”, mormorò appena arrivarono i soccorsi). E poi agli occhi del mondo di aver intrapreso una seconda vita di coppia con un uomo sbagliato.

Una relazione difficile

Valentina per Tony aveva lasciato il mare di Massa Lubrense e un lavoro sicuro come collaboratrice domestica per una famiglia facoltosa di Sorrento. I due avevano preso casa a Cardito, ma quel modesto nido d’amore si sarebbe trasformato nella tomba della loro relazione. E nella lapide bianca del figlio Giuseppe, colpevole di aver incrociato senza volerlo il percorso di vita del 24enne. Non era la prima volta che avveniva l’imponderabile in quell’appartamento. E la sensazione è che senza il sacrificio di un innocente non sarebbe stata nemmeno l’ultima.

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