Corea del Nord, Putin: servono garanzie internazionali per denuclearizzazione

Foto LaPresse / AFP / Kirill KudryavtSev in foto Vladimir Putin

VLADIVOSTOK (RUSSIA) – In piena impasse diplomatica con gli Stati Uniti, Kim Jong Un è andato a cercare il sostegno di Vladimir Putin in Russia. Due mesi dopo il fiasco dell’incontro con Donald Trump a Hanoi, in Vietnam, il leader nordcoreano ha assicurato di essere stato “molto bene” a Vladivostok, nell’Estremo oriente russo, dove ha avuto il suo primo summit con Putin, dicendo di voler ravvivare “i legami storici” con Mosca per arrivare a una “relazione più stabile e più solida”.

“Sono contento del risultato: Kim Jong Un è molto aperto, pronto a parlare di tutto”, ha commentato dal canto suo il leader del Cremlino, chiarendo che Pyongyang “ha bisogno di garanzie per la sua sicurezza e la tutela della sua sovranità” in cambio della denuclearizzazione e dicendosi pronto a riferire a Trump. “Non ci sono segreti, non ci sono cospirazioni. Anche il presidente Kim ci ha chiesto di informare la parte americana della nostra posizione”, ha detto Putin.

Sul piano del contenuto, insomma, nessuna notizia sensazionale

Nessuna dichiarazione congiunta, nessuna svolta. Ma gli analisti sono concordi nel ritenere che il fatto stesso che questo summit Kim-Putin si sia tenuto dà una notevole spinta diplomatica a Pyongyang nel suo stallo sul nucleare con gli Usa. Accolto con una lunga stretta di mano e con una puntualità rara da parte di Vladimir Putin, Kim ha trascorso in totale cinque ore con il presidente russo: due ore di faccia a faccia, seguite da colloqui fra le delegazioni, e poi una cena durante la quale il leader del Cremlino ha ricevuto in regalo una spada. Secondo l’agenzia Tass, i due hanno mangiato del borchtch, insalata di granchio e ravioli siberiani alla carne di renna.

Nonostante ripetuti inviti a Kim, la Russia era rimasta finora in secondo piano rispetto alla distensione nella penisola di Corea avviata nel 2018. Ma due mesi dopo il fiasco del secondo summit fra Kim e Trump a Hanoi, il leader nordcoreano cerca appunto degli appoggi nel suo braccio di ferro con gli Usa e anche un riequilibrio delle sue relazioni fra Pechino, che è il suo appoggio più vicino, e Mosca, suo ex alleato della Guerra fredda.

È l’Urss che aveva messo al potere il nonno di Kim, il fondatore della Repubblica popolare democratica di Corea, Kim Il Sung. Mosca sostiene un dialogo con Pyongyang sulla base di una roadmap definita da Russia e Cina. Quest’ultima ha già chiesto la rimozione delle sanzioni internazionali, mentre gli Usa l’hanno accusata di aiutare Pyongyang ad aggirarle. Da marzo del 2018 Kim Jong Un ha incontrato quattro volte il presidente cinese Xi Jinping, tre volte il presidente sudcoreano Moon Jae-in e due volte Trump.
(LaPresse/AFP)

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