Governo, nuovo gelo Lega-M5S. Di Maio: maggioranza spaccata, ma Salvini frena

in foto Matteo Salvini, Luigi Di Maio

MILANO – Il malato non è guarito. I timidi segnali di ripresa dei rapporti tra Lega e M5S sono già tornati ai minimi livelli e il nuovo pomo della discordia è il sì della Lega a un emendamento del Partito democratico, che concede 3 milioni di euro a Radio Radicale.

Un boccone – almeno questo – che Luigi Di Maio proprio non riesce a mandare giù: “Oggi la maggioranza si è spaccata, per la prima volta, inutile nasconderlo. Ed è successo su una proposta presentata dai renziani del Pd”. Parole che fanno trasparire tutta l’irritazione per la mossa dell’alleato, non concordata o preannunciata da Matteo Salvini: “La Lega ha votato a favore (insieme a Forza Italia), con mia grande sorpresa, è una cosa gravissima, di cui dovrà rispondere davanti ai cittadini”.

La truppa Cinquestelle vive questa vicenda come una rottura, di fatto, del contratto, ma soprattutto come una provocazione. Il ministro dell’Interno, però, getta acqua sul fuoco, pur difendendo l’operato dei suoi: “Non si chiude una radio con un emendamento, un tratto di penna. Ma chiariremo tutto anche in questo caso”.

Paradossalmente, Salvini ormai è il capo della ‘resistenza’ interna in via Bellerio, dove la maggioranza del partito vorrebbe chiudere l’esperienza di governo con il Movimento e capitalizzare il trend positivo con nuove elezioni politiche. Ma il vicepremier non si rassegna all’idea che non ci sia più un futuro per l’esecutivo e, prima di intonare il ‘de profundis’, almeno vuole provare a usare defibrillatore. Ecco perché, realmente, il ‘rimpasto’ e la sostituzione di Paolo Savona nel ruolo di ministro per le Politiche Ue non sono temi all’ordine del giorno.

Le due forze di maggioranza hanno ben altri problemi a cui pensare. Come trovare il modo di scongiurare l’apertura di una procedura di infrazione Ue, ma senza deprimere la prossima legge di Bilancio (erodendo il consenso interno), e senza calare troppo la testa con Bruxelles, rischiando di indebolire il peso dell’Italia (a trazione sovranista) proprio alla vigilia delle trattative per la composizione della nuova Commissione europea.

Come trovare il modo di scongiurare l’apertura di una procedura di infrazione Ue, ma senza deprimere la prossima legge di Bilancio (erodendo il consenso interno), e senza calare troppo la testa con Bruxelles, rischiando di indebolire il peso dell’Italia (a trazione sovranista) proprio alla vigilia delle trattative per la composizione della nuova Commissione europea.

La porta delle istituzioni continentali resta aperta, come dimostrano le parole del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che ammonisce: “Però, bisogna anche entrarci con elementi nuovi”. Il messaggio è rivolto a Giovanni Tria, impegnato in patria in un nuovo esercizio di equilibrismo tra chi vuole la Flat tax e chi pretende, invece, il salario minimo orario a 9 euro. Due misure costose, in particolare la ‘tassa piatta’, che Salvini vorrebbe realizzare anche in deficit, sebbene il ministro dell’Economia gli abbia spiegato che sarebbe un autogol.

Piccola postilla: tra i due non c’è stato alcuno scontro al vertice economico di mercoledì scorso. “Nessuna lite, nessuna tensione e nessuno si è alzato dal tavolo sbattendo porte”, precisa pubblicamente Tria. “Mi chiedo chi diffonde e da dove vengono queste notizie del tutto destituite di fondamento”.

Sarà una ricerca lunga, per tutti, non solo per il ministro dell’Economia

Come dimostra il mancato voto della commissione di vigilanza Rai sul doppio incarico di Marcello Foa, la situazione è border line. Il Pd accusa i Cinquestelle di aver fatto mancare il numero legale al momento di approvare le mozioni che avrebbero obbligato il presidente di Viale Mazzini a cedere la guida di Rai Com, per non irritare l’alleato leghista. Proprio nelle stesse ore in cui la maggioranza si spaccava su Radio Radicale. A sentire Di Maio e Salvini il governo deve andare avanti, ma sono sempre di più a chiedersi ‘a quali condizioni?’. (LaPresse)

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