BERLINO – Un tribunale di Berlino ha condannato due ginecologhe, Bettina Gaber e Verena Weyer, a pagare una multa di 2mila euro ciascuna con l’accusa di avere fatto “pubblicità” all’aborto sul loro sito internet. Nonostante una recente riforma che liberalizza la diffusione delle informazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza.
La decisione della Corte costituzionale
“I medici non hanno solitamente detto se praticavano l’interruzione volontaria di gravidanza, ma anche come”, spiega la Corte. Secondo la giudice Christine Mathiak, le ginecologhe avevano il diritto di dire che praticavano l’aborto ma senza precisare le circostanze. Cioè precisamente che l’intervento poteva essere “medicinale e senza anestesia” e che si svolgeva in un “ambiente sicuro”.
L’informazione sull’aborto in Germania
In Germania l’informazione sull’aborto è regolata dal paragrafo 219a del Codice penale, adottato originariamente nel periodo nazista perché risale a maggio del 1933. Poco dopo che Adolf Hitler prese il potere. Una riforma adottata a febbraio ha ammorbidito il divieto di “pubblicità” autorizzando i ginecologi a dire se il loro studio offre interruzioni volontarie di gravidanza. Mentre fino ad allora questa era considerata propaganda illegale passibile di due anni di carcere.
La tesi delle due ginecologhe
Le due condannate sono pronte ad andare fino davanti alla Corte costituzionale perché ritengono che il testo vada contro la libertà di professione, opinione e informazione. La giudice ritiene che non ci sia niente di anticostituzionale, ma ha ammesso che si tratta di un tema controverso.
(LaPresse/AFP)