Clima, il papa incontra i big oil: “Il tempo stringe. Serve un’azione qui e ora”

Le aree meno ricche del mondo, osserva Bergoglio, sono le più vulnerabili agli uragani, alla siccità, alle inondazioni e agli altri eventi climatici estremi

Foto Filippo Monteforte / AFP in foto Papa Francesco

CITTA’ DEL VATICANO – Sulla lotta al cambiamento climatico il tempo stringe, non si può più discutere, serve un’azione concreta, qui e ora. La Chiesa è “pienamente impegnata a fare la sua parte”. Ma gli altri? Papa Francesco pone la questione ai vertici delle più grandi aziende petrolifere del pianeta, riunite all’accademia delle scienze in Vaticano per una due giorni su energia e clima promossa dal dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

Il papa a colloquio con i big oil

Shell, Eni, Total, Occidental Petroleum Corporation. Ci sono tutti. E a tutti il Papa, incontrandoli per la seconda volta, chiede di smettere di traccheggiare: “Le riflessioni devono andare oltre le mere esplorazioni di che cosa possa essere fatto, e concentrarsi su che cosa occorre che venga fatto, da oggi in poi. Non possiamo permetterci il lusso di aspettare che altri si facciano avanti, o di dare la priorità a vantaggi economici a breve termine”.

La pesante eredità delle future generazioni

Ma con il gotha delle big company nella stanza, Bergoglio guarda fuori dalle porte vaticane, ai ragazzi di Fridays for Future che manifestano. Esigono un cambiamento, gridano ‘Il futuro è nostro’: “E hanno ragione!” tuona il Papa. Le future generazioni erediteranno un mondo ridotto in brandelli. Questo, per il Pontefice, è intollerabile: “I nostri figli e nipoti non dovrebbero dover pagare il costo dell’irresponsabilità della nostra generazione. Mi scuso ma vorrei sottolineare questo: loro, i nostri figli, i nostri nipoti non dovranno pagare, non è giusto che loro paghino il costo della nostra irresponsabilità”.

Verso forme di energia sostenibili

Trasparenza sui costi delle risorse e un processo corretto di transizione verso forme sostenibili di energia sono i capisaldi indicati dal Papa per evitare che i poveri della Terra soffrano il peggior impatto della crisi climatica che, comunque, mette a rischio “il futuro stesso della famiglia umana, e questa non è un’esagerazione”.

Le aree meno ricche del mondo, osserva Bergoglio, sono le più vulnerabili agli uragani, alla siccità, alle inondazioni e agli altri eventi climatici estremi: “Perciò si richiede sicuramente coraggio per rispondere al grido sempre più disperato della terra e dei suoi poveri”.

L’urgenza di cambiare passo

A quattro anni dall’accordo di Parigi, i big del petrolio condividono l’urgenza di cambiare passo: “I progressi sono insufficienti e le emissioni continuano a crescere”, sostiene l’ad di Eni, Claudio Descalzi, convinto che tutti gli attori debbano fare la loro parte. Ma avverte: “Il carico di responsabilità non è limitato alle società energetiche. Investitori, politici e consumatori sono attori chiave del cambiamento e devono riconoscere il loro ruolo nella transizione modificando i propri modelli di consumo, le strategie di investimento e le decisioni politiche”.

Mentre attendiamo le diverse prese di coscienza, la Terra brucia. Nella prima enciclica ambientale della storia, la Laudato Si’, Francesco implora urgenza, ma resta ottimista: “Gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi”.

(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)

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