Sarri abbraccia Agnelli, il sindaco accoglie Conte e a Napoli si respira aria di sana normalità

Maurizio Sarri abbraccia Andrea Agnelli, Luigi De Magistris abbraccia Giuseppe Conte, e, verrebbe da dire citando Ionesco (non Woody Allen, come in tanti pensano, sbagliando) noi qui non ci sentiamo tanto bene. Anzi, non noi, loro: quei napoletani che si lasciano abbindolare ogni santo giorno dai profeti della sinistra col Rolex, nel giro di una settantina di ore sono andati ko. Ieri Luigi De Magistris, il sindaco “ribelle”, per una volta ha abbandonato i toni demagogici, i cortei del mare, le feste e i festini di piazza e i proclami alla Che Guevara alle vongole per rivolgere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in visita a Napoli, parole finalmente improntate al sano realismo: “Sono certo – ha detto De Magistris – che la cooperazione tra la città e il governo sarà sempre più forte e leale”.
Era ora: Napoli ha bisogno di avere con il governo un dialogo intenso e scevro da pregiudizi ideologici e slogan propagandistici. Che c’entra Sarri, direte voi? C’entra, eccome se c’entra. L’accordo dell’ex “comandante” con la Juventus ha dissolto un’altra cappa che stava opprimendo la città, quella creata ad arte da uno sparuto gruppo di tifosi super-politicizzati, che avevano trasformato un allenatore, seppur bravissimo, in un leader politico, ovviamente di ultrasinistra.
Il sarrismo, per nostra fortuna, è stato trafitto, colpito a morte dal cinico realismo di Sarri, che di fronte alla possibilità di arricchirsi e di vincere qualche trofeo, non ci ha pensato un attimo a firmare per la Juve, archiviando i suoi slogan da “comandante” nella cartella “frasi pronunciate giusto per far contenti i tifosi”. Ha ammainato la bandiera rossa, al posto della quale ora sventola quella bianconera, e ai sarristi non è rimasto altro da fare che rimuovere in fretta e furia le targhe stradali e sospendere l’aggiornamento delle pagine social dedicate al mister che doveva guidare i rivoluzionari e invece li ha fatti sbandare, finire fuori strada e costretti a subire (quasi) in silenzio inevitabili sfottò.
Sarri alla Juventus, secondo noi, è un toccasana per il Napoli e per Napoli. Dal punto di vista strettamente tecnico, è forte la sensazione (la speranza? l’auspicio?) che per l’allenatore sarà molto dura. I tifosi bianconeri non si accontentano certamente del bel gioco, e nemmeno dello scudetto: vogliono la Champions League, vogliono vincere, pretendono di vincere. Non faranno sconti a Sarri, che hanno accolto con un mix di comprensibile scetticismo, diffidenza e vera e propria ostilità: del resto, il simil-ribelle si è lasciato andare, in passato, a durissime accuse nei confronti della Juve, e siamo certi che ai primi intoppi verrà pesantemente messo in discussione.
Ma è Napoli, la città di Napoli, a salutare l’arrivo a Torino di Sarri come una liberazione. Liberazione dai falsi profeti, dai comandanti pronti ad abbandonare la nave al primo temporale per accomodarsi su un comodo yacht di lusso.De Magistris che abbraccia Conte, Sarri che abbraccia Agnelli: da questo momento in poi, chi si farà sedurre ancora dalle sirene demagogiche dei professionisti della chiacchiera non avrà più alcuna scusante.

Carlo Tarallo

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