Un bel cartellino giallo, anzi arcobaleno, a tutti quelli che stanno strumentalizzando l’avventura mondiale della nazionale femminile di calcio, riducendo le ragazze allenate da Milena Bertolini a involontario e inconsapevole simbolo femminista, Lgbt, e chi più ne ha più ne metta.
Queste atlete, che hanno conquistato i quarti di finale e stanno facendo appassionare l’Italia, altro non sono che, appunto, atlete: calciatrici che danno tutto in campo e alle quali interessa solo e soltanto vincere. Per fortuna, i paladini del politicamente corretto si mettono in ridicolo da soli: ieri è toccato a Monica Cirinnà, senatrice Pd e promotrice della legge sui diritti civili, e a Saverio Tommasi, fenomeno social sempre pronto a bacchettare chiunque (ovvero quasi tutti) non la pensi come lui.La Cirinnà e Tommasi, al termine del vittorioso ottavo di finale contro la Cina, hanno pubblicato la foto postata su Instagram da Aurora Galli che bacia una ragazza in tribuna, con tanto di commenti che sembravano sentenze scritte nel marmo.
“La vittoria più dolce. Le nostre azzurre, il nostro orgoglio”, ha scritto la Cirinnà su Facebook, con tanto di arcobaleno e cuoricino rosso; “Viva l’Italia! 2 a zero! Ai quarti! Fuck bigotti!”, ha esternato Tommasi sul social network, esaltato come un bambino che ha scoperto il cassetto dove la mamma nasconde i chupa chups.
Figuraccia mondiale per entrambi: la ragazza che bacia Aurora Galli, infatti, altri non è che la sorella, la pallavolista Andrea Anna Galli. Quindi non un bacio saffico, ma fraterno: lo sfondone della Cirinnà e di Tommasi viene sottolineato da numerosi followers, e così la Cirinnà risponde stizzita “Sappiamo che sono sorelle, resta un bellissimo gesto d’affetto, non trova?”, mentre Tommasi va nel panico e inizia a modificare il post, compulsivamente, cercando invano di rimediare alla gaffe (anzi, alla bufala).Morale della favola: cari fuoriclasse dei diritti civili, scivoloni come questo non solo fanno male alla causa che voi pensate di difendere e invece ridicolizzate, ma pure alla nazionale femminile, che voi vorreste trasformare in un manifesto ideologico invece di pensare a loro come a una bella squadra di calcio, nella quale ciascuna avrà le sue idee politiche, ma che quando scendono in campo pensano solo allo sport.