Global Strike, si comincia

NAPOLI (Clara Mattei) – E’ cominciata la lunga sequela di manifestazioni e proteste che porterà al Global Strike, lo sciopero globale in difesa dell’ambiente, del 27 settembre. I primi a scendere in campo, come sempre, sono stati i più giovani, i più sensibili al tema, che ieri, in 50 città, erano davanti alle scuole e alle università in maschera e boccaglio. “Per dire che abbiamo l’acqua alla gola”, spiegano gli organizzatori, ovvero la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari.

“Per colpa del surriscaldamento globale, ma anche perché annaspiamo ogni giorno in un sistema scolastico sottofinanziato, vecchio e inadatto a rispondere alle nostre esigenze”. Nel mirino, come del resto sta accadendo in tutto il mondo, la politica. “Il ‘governo del cambiamento’ nell’ultimo anno ci ha trascinati nell’abisso, riducendo ancora di più gli investimenti in istruzione pubblica e ignorando le grandi mobilitazioni giovanili che chiedevano giustizia climatica. È ora di invertire la rotta”, ha spiegato Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Udu.

Glu fa eco Federico Allegretti, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi: “Aderiamo con entusiasmo al terzo Global Strike for Future del 27 settembre: abbiamo l’acqua alla gola, ma immaginiamo un futuro diverso. Con queste azioni vogliamo presentare al nuovo Governo 10 punti per investire realmente in un modello di scuola innovativo, sostenibile e far ripartire il Paese. Scuola, università e ambiente: ecco le nostre priorità”. A manifestare soliderietà agli studenti anche l’Unione sindacale di base, che ha aderito al Global Strike e condiviso le stesse preoccupazioni dei ragazzi.

“Lo stato di emergenza nel quale il Pianeta Terra è entrato da diversi anni, a causa del surriscaldamento dovuto al crescente inquinamento atmosferico, non ha spinto finora ad invertire la rotta né su scala globale né a livello nazionale. I frequenti richiami di tanta parte della comunità scientifica rimangono inascoltati e vengono spesso accusati di allarmismo e catastrofismo. Ma l’intensificarsi di sempre maggiori catastrofi, solo apparentemente naturali, sta lì a dimostrarci che stiamo correndo verso il baratro e che le ripercussioni del crescente riscaldamento del pianeta sono destinate ad essere devastanti”, ha sottolineato il direttivo nazionale. Purtroppo la Terra è stata colonizzata dal capitalismo ed il sistema economico resta rigorosamente ancorato ad una logica di sfruttamento della natura e di progressiva concentrazione delle ricchezze nelle mani di sempre meno persone.

Il terzo sciopero globale è un grido d’allarme ma anche una chiamata ad agire. Aspettarsi che i governi, le grandi istituzioni finanziarie o le aziende multinazionali mettano in campo un cambiamento radicale del modello di sviluppo non ha senso. “I lavoratori e le lavoratrici possono fare tanto – continua l’Usb – Fermare l’apparato produttivo del paese, interrompere l’attività economica, anche per un solo giorno, ma tutti assieme in tanta parte del Pianeta, con centinaia di migliaia di giovani e giovanissimi che hanno avuto il merito di cominciare la mobilitazione globale, rappresenta una secchiata d’acqua gelida per chi non si è accorto di quello che sta succedendo”.

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