Le ‘forze’ dell’ordine e le ‘debolezze’ politiche

Foto LaPresse/Stefano Cavicchi

Stato-camorra 2-0. Due clan sgominati ieri tra Napoli e Castellammare, e questo nonostante in campo sembra sia scesa solo mezza squadra: magistrati e forze dell’ordine hanno vinto due partite, ma è ora che anche i governanti facciano la loro parte, per vincere il campionato. Governo e Parlamento devono rinunciare a qualche interesse di parte (e a qualche lobby) e devono mettere mano al portafoglio. Finora questi soldi per rinforzare Procure, agenti e militari, non si sono visti. L’operazione antimafia contro il clan Montescuro coordinata dal procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo dimostra che inquirenti e investigatori stanno decimando i clan che avvelenano la Campania. E lo stanno facendo con una velocità e con una frequenza che lascia ben sperare sul fronte della capacità con la quale le cosche riescono sempre a rigenerarsi. E dopo i complimenti, diciamo a magistrati, poliziotti, carabinieri e finanzieri: tenete duro, non mollate la presa; e magari, nei limiti delle vostre competenze, fate capire anche voi a chi ci governa che bisogna investire di più nel comparto investigativo e della sicurezza: più uomini, più mezzi e più risorse per chi combatte in prima linea contro la camorra. Vanno bene le spending review, le manovre finanziarie attente all’Ambiente e a non sforare i vincoli europei, ma la battaglia alla quale non si può derogare è questa: spazzare via la camorra significa ridare ossigeno all’Italia e agli italiani. E’ qui che lo Stato deve concentrare i propri investimenti, dando a questo comparto la stessa dignità e la stessa priorità che hanno altri ‘servizi primari’ (sanità, scuola, trasporti). E’ questo il momento giusto. A confermare l’ottimo periodo che stanno vivendo le inchieste antimafia, arrivano notizie simili anche dal resto della Campania: lo dimostra la retata portata a termine qualche giorno fa dai magistrati di Avellino (guidati dal procuratore capo Rosario Cantelmo, ex pm della Dda di Napoli), con l’arresto di oltre 20 camorristi che, con il benestare dei clan più potenti del Vallo Lauro e dintorni, avevano preso in mano gli affari illeciti del capoluogo e di gran parte della provincia irpina (usura, estorsioni e tutto il resto appresso). I ‘soldati’ italiani che stanno combattendo la guerra contro la camorra campana stanno facendo egregiamente la loro parte, ma ora il Parlamento non li lasci soli: sacrifichino qualche inutile consorzio pubblico e qualche ricca poltrona di qualche improbabile consiglio di amministrazione, e diano a questi pm e al loro braccio armato ancora più forza. La criminalità organizzata è il nemico numero uno dei campani e degli italiani. I nostri ‘soldati’ la stanno indebolendo, ma ora bisogna spazzarla via definitivamente, renderla inoffensiva. ‘Gambizzarla’ a tal punto che quando il prossimo bullo camorrista si presenterà in un cantiere per chiedere il pizzo, si sentirà rispondere con una risata: della serie “sì, sì… tieni 5 euro e vatti a comprare una colazione”, nella consapevolezza che basterà una segnalazione alle forze dell’ordine per farlo catturare, arrestare e condannare. Anzi, con più fondi a disposizione, la magistratura potrebbe mettere a punto nuovi e più sofisticati mezzi di indagine (e di prevenzione), tanto che non ci sarà più nemmeno bisogno della denuncia della vittima: ormai si sa come vivono e come operano, sarà facile documentare le loro gesta mano a mano che le compiono. La sfida è grande, non è certo come bere un caffè, ma è alla portata dello Stato italiano: volere è potere, iniziamo con il togliere i soldi pubblici dalle tasche di chi non li merita (e stiamo parlando di miliardi di euro) e ad investirli nel comparto dell’intelligence. I nostri governanti lo vogliono? Al momento pare di no, purtroppo, visto che non sono nemmeno in grado di garantire la sicurezza di un impianto di rifiuti (vedi lo Stir di Santa Maria Capua Vetere, andato a fuoco due volte in un anno). E’ il momento di arruolare nuovi Melillo e nuovi Cantelmo.

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