MILANO – I rischi al ribasso per la crescita economica globale e dell’eurozona sono aumentati. Tanto che per l’area dell’euro le probabilità di una recessione a metà 2020 sono salite a circa il 20%. Le banche europee sono però adeguatamente capitalizzate, con un Cet1 ratio che si attesta al 14,2%. E le loro posizioni di solvibilità appaiono resilienti di fronte all’eventualità che si materializzi uno scenario avverso. Il problema per il settore pare piuttosto quello della redditività, stando a quanto emerge dalla ‘Financial Stability Review’ di novembre diffusa dalla Banca centrale europea. Che in tema di vulnerabilità guarda soprattutto in direzione delle istituzioni finanziarie non bancarie.
Il bilancio della Bce
“Mentre un ambiente a bassi tassi di interesse sostiene l’economia complessiva, notiamo anche un aumento nella propensione al rischio che giustifica un monitoraggio continuo e ravvicinato”, osserva il vicepresidente della Bce, Luis De Guindos. Segnalando che “le autorità dovrebbero utilizzare gli strumenti a disposizione per affrontare l’incremento delle vulnerabilità, dove possibile”.
Le ‘non-banche’
Le “non-banche” – tra cui figurano fondi di investimento, compagnie assicurative e fondi pensione – hanno aumentando nel tempo la loro l’esposizione sui segmenti più rischiosi dei settori aziendali e sovrani, spiega Francoforte. Un improvviso rialzo dei prezzi degli asset finanziari, potrebbe portarle quindi a una risposta in grado di diffondere lo stress in modo più ampio nel settore finanziario. Ma anche il settore non finanziario presenta vulnerabilità: i bassi costi di finanziamento sembrano aver incoraggiato un indebitamento maggiore da parte delle imprese più rischiose. E hanno continuato a crescere i prezzi nei mercati immobiliari di diversi paesi dell’eurozona.
(AWE/LaPresse)