ROMA – “Dall’analisi delle indagini svolte sul territorio nazionale negli ultimi anni, emerge il tentativo della criminalità organizzata di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani (prima fase del ciclo dei rifiuti), nonché di acquisire le attività di bonifica dei siti”. Il particolare emerge dal rapporto semestrale presentato dalla Dia al Parlamento.
“Particolarmente aggressivi si sono rivelati i tentativi di condizionamento delle procedure di appalto attraverso le intimidazioni in danno di imprese concorrenti – si legge nel rapporto – ma anche attraverso accordi e relazioni con esponenti delle istituzioni locali e del mondo imprenditoriale”.
“Quando, invece, l’intervento mafioso si è realizzato nella fase di esecuzione del rapporto contrattuale – precisa la Dia – i sodalizi hanno imposto alle imprese aggiudicatarie del servizio di raccolta e smaltimento l’assunzione di manodopera, l’affidamento di attività connesse al ciclo dei rifiuti ad imprese riconducibili alle organizzazioni criminali o il versamento di quote estorsive per evitare il danneggiamento ritorsivo dei mezzi d’opera”.
“Tutto ciò ha talvolta consentito quasi un regime di monopolio nei servizi di rimozione e trasporto da parte di imprese direttamente controllate dalla criminalità organizzata: da vittime gli imprenditori sono divenuti ‘soci’ delle compagini mafiose, acquisendo benefici in termini di volume di affari. Una volta acquisita un’autonoma capacità imprenditoriale, le associazioni mafiose si sono proposte esse stesse, con nuove società appositamente costituite, quali vere e proprie ‘imprese mafiose’ di settore, in grado di gestire ogni aspetto del ciclo dei rifiuti, affidate a prestanome che – come raccomandato da uno dei soggetti monitorati nell’ambito della recentissima operazione ‘Feudo’ della DDA di Milano – devono essere candidi”.
“Ancora più insidiosa, rispetto alle manifestazioni di violenza, appare la strategia di “sommersione”, tesa ad infiltrare l’economia e la politica e a stringere accordi con altre organizzazioni criminali di diversa matrice territoriale, italiane e straniere. I numerosi clan che fanno parte di questa galassia, nella quale si inserisce a pieno titolo il cartello casertano dei Casalesi il quale, nonostante le numerose inchieste giudiziarie e i provvedimenti patrimoniali, riesce ancora efficacemente a difendere e curare i propri interessi illeciti attraverso ramificazioni finanziarie anche internazionali e importanti reti di imprese controllate da fiduciari dell’organizzazione”.
“A tale scopo – sie legge ancora nella relazione – i Casalesi possono contare su interlocutori con specifiche e diverse competenze professionali, capaci di gestire attività economiche di elevata e sofisticata complessità.
Sono significative le parole del Procuratore di Napoli, nel corso della sua audizione presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, del 24 ottobre 2019. Il Capo della Procura Distrettuale ha, tra l’altro, sottolineato la capacità della camorra di mantenere inalterata ‘la pressione mafiosa’ sulle istituzioni pubbliche e l’attitudine a inserirsi nei mercati, al pari di altre componenti ordinarie, ma contribuendo a saldare fra loro ‘le logiche, i canali fiduciari e le tecniche della corruzione e dell’evasione fiscale’. Inoltre – prosegue la Dia – ha ulteriormente specificato che la sedimentata duttilità dei gruppi di modularsi secondo differenti contesti operativi e il ripudio della contrapposizione frontale con lo Stato ne ha agevolato i processi adattativi alle logiche di mercato, facilitandone l’espansione”.
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