Università, Messa: “Via chi pilota i concorsi, la rivoluzione è cooptare i migliori”

Le parole della ministra dell'Università

Maria Cristina Messa (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

ROMA – “Gli atenei devono avere una maggiore autonomia nella scelta dei migliori, le responsabilità sono troppo diffuse e alla fine di nessuno. Chi sbaglia o recluta male deve uscire dal sistema, deve essere destituito”. Lo afferma Maria Cristina Messa, ministra dell’Università, intervistata da ‘Repubblica’ in merito alla risposta dello Stato in caso di eventuali concorsi pilotati.

“Se è arrivato il momento di mettere in discussione l’autonomia degli atenei italiani? L’autonomia è un bene che ha prodotto più vantaggi che svantaggi, un bene costitutivo che non va toccato perché garantisce la libertà dell’insegnamento – spiega -. L’autonomia ha consentito al sistema universitario italiano di restare il settimo nel mondo per pubblicazioni scientifiche anche in un momento in cui i finanziamenti erano scarsi. I ricercatori italiani sono bravi e capaci e il sistema bandisce ogni anno tra 2.300 e 3.200 concorsi, una realtà complessa”.

Sul modo in cui dovrebbero cambiare i concorsi italiani, poi, Messa è chiara: “Le falle principali sono nel metodo di abilitazione e nei bandi locali. Oggi il sistema è confuso tra l’abilitazione esterna, i rettori che non entrano nei contenuti della prova, i dipartimenti che possono fare scelte di cui poi non si prendono la responsabilità. La vera rivoluzione arriverà quando ci ispireremo alle pratiche realizzate all’estero. Si devono identificare i candidati migliori, le figure che possono coprire un’area, avviare un sistema di cooptazione a un livello molto alto. E poi avere commissioni allargate al mondo esterno, all’industria, all’estero. I commissari devono essere eccellenti per giudicare candidati eccellenti. A volte in alcuni atenei prevale una cultura localistica”.

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